La famiglia di Stefano Cucchi non crede che la sua morte sia stata provocata dalla malnutrizione, come è stato invece sostenuto dai periti incaricati dal tribunale di Roma di fare luce sulle cause del decesso del giovane geometra nell'ottobre 2011, una settimana dopo il suo arresto per il possesso di un modica quantità di droga.
Lo ha spiegato ieri in aula il dottor Gaetano Thiene, ordinario di Patologia cardiovascolare a Padova e perito di parte civile al processo contro i sanitari dell'ospedale Sandro Pertini e contro tre agenti penitenziari: "C'è confusione in quella perizia - ha sostenuto Thiene - dicono che l'inanizione ha portato alla morte Stefano, ma la sua è stata una morte improvvisa, inaspettata, avvenuta nel sonno".
Nel corso dell'udienza i legali di parte civile Alessandro Gamberini e Fabio Anselmo hanno inoltre sostenuto che il senatore Ignazio Marino, al quale avevano chiesto di svolgere le funzioni di perito di parte, non accettò l'incarico a causa delle pressioni della procura. Il pm Francesca Loy, negando fermamente l'episodio, ha con forza chiesto ai legali di parte civile di provare quanto detto che "poteva assumere carattere di calunnia". La Corte d'Appello ha disposto la trasmissione di copia del verbale al Procuratore della Repubblica per quanto di sua competenza.