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Caso Cucchi; consulenti del pm contro la maxi-perizia
Valentina Errante
Fonte: Il Messaggero, 4 marzo 2013
4 marzo 2013

Per gli esperti dell'accusa non era difficile diagnosticare il suo stato di salute. Convince poco, e non solo le parti civili, la perizia della Corte d'Assise sulle cause del decesso di Stefano Cucchi, morto all'ospedale Pertini.

Perché, dopo le polemiche sollevate dalla famiglia, sono i consulenti dei pm a depositare una memoria che definisce anche "contraddittorie" alcune conclusioni.
Nel documento, firmato dal collegio dei consulenti del pm presieduti da Paolo Arbarello, si ripercorrono i passaggi che rendono la maxi perizia sovrapponibile ai primi accertamenti. Ma su un punto i consulenti non sono d'accordo: "L'affermazione dei periti secondo cui la forma patologica da loro individuata in sindrome da inanizione fosse di estrema complessità diagnostica appare assolutamente non condivisibile, in quanto la condizione del soggetto, quale desumibile dagli atti, era chiaramente una condizione di compromissione multi organica in rapido peggioramento che poteva e doveva essere diagnosticata da un sanitario di media esperienza". La valutazione dei periti di fatto alleggerisce la posizione di alcuni imputati, ma per i consulenti dei pm, le stesse analisi di Cucchi avrebbero dovuto rendere semplice "l'inquadramento della situazione clinica".
Di tutt'altro tenore i rilievi di Vittorio Fineschi e Cristoforo Pomara, consulenti di parte civile che, nelle note depositate alla Corte, contestano in toto la maxi perizia: la citano, per dimostrare che non risponde neppure ai quesiti posti: "Pare anche inutile - hanno scritto i periti - perdersi in discussioni sulla causa ultima del decesso". Fineschi e Pomara sostengono che l'elaborato sia "viziato da errore di metodo" ma, soprattutto, dalla "dichiarata elusione dei periti ai quesiti".
E sono in disaccordo su tutto: dalla bradicardia, per loro causata dal dolore e non dal fisico debilitato, alle fratture vertebrali: "Il segmento lombare - si legge - così come il segmento sacrale sono interessati da franche, ubiquitarie emorragie".
Il nodo rimane "la presenza della frattura della vertebra L3", negata dalla maxi perizia, perché, dicono Fineschi e Pomara, le lastre "non sono state mai sottoposte all'attenzione dì nessun specialista radiologo". E allegano i pareri "di tre dei massimi esperti mondiali di radiologia muscolo-scheletrica". Tutti hanno "confermato la frattura acuta di L3".