"Equo indennizzo per violazione dei diritti e delle Libertà fondamentali definiti dalla Corte Europea dei Diritti Dell'Uomo. Bene, ma gli altri 66.000... continuiamo a torturarli?"
"Il Ministero dell'Economia e della Finanze - Dipartimento dell'Amministrazione Generale del Personale e dei Servizi - comunica tempestivamente ai difensori che, in esito alla nota sentenza della Corte Europea avvierà la procedura per il pagamento delle somme accordate dalla Corte sopranazionale".
Lo dichiarano l'On. Rita Bernardini e l'avv. Flavia Urciuoli difensore del detenuto Afrim Sela di nazionalità albanese uno dei sette ricorrenti alla Cedu dei quali ricordiamo i nomi: Fermo-Mino Torreggiani, Bazoumana Bamba; Raoul Riccardo Biondi, Tarcisio Ghisoni, Mohamed El Haili, Radouanne Hajjoubi.
Bernardini e Urciuoli, così proseguono: "Lo stato italiano, si affretta a riconoscere il danno da lesione dei diritti e delle libertà fondamentali definiti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. L'ennesima prova che la lotta per la situazione delle carceri portata avanti dai radicali Italiani, combattuta su diversi fronti, compreso quello giudiziario, si allarga e diffonde nelle coscienze, anche quelle istituzionali finora così sorde nei fatti, ma molto ciarliere nelle promesse mai mantenute.
Il problema serio da affrontare immediatamente è però quello di che cosa vogliano fare le istituzioni - dalle minime alle Massime - nei confronti delle altre decine di migliaia di sequestrati nelle carceri italiane, detenuti sottoposti come i sette che lo stato italiano deve risarcire a trattamenti inumani e degradanti. Già perché non ci sono solamente le altre 500 istanze di detenuti pendenti alla Cedu, ma tutti gli altri che, non sono stati posti nelle condizioni di ricorrere a Strasburgo. Tutto ciò pone il nostro Paese - come scrive Guido Rossi oggi sul Sole 24 ore nel suo articolo "Non si può privatizzare lo Stato di diritto" - in una condizione "particolarmente umiliante" in Europa anche perché "si accompagna alle già ripetute condanne sull`inefficienza e il ritardo nell`applicazione della giustizia nel nostro Paese". Ecco perché siamo orgogliose - concludono Bernardini e Urciuoli - che questi temi cruciali per la vita futura del nostro Paese siano tutti rappresentati e promossi dalle nostre Liste Amnistia Giustizia Libertà, le uniche che abbiano il coraggio di voler curare la cancrena putrescente dell'immoralità istituzionale italiana".