La Corte europea per i diritti dell'uomo ha condannato oggi l'Italia a pagare quasi 100.000 euro complessivi di risarcimento a sette detenuti per il sovraffollamento delle carceri, chiedendo inoltre di risolvere al più presto questo "problema strutturale".
Il ministro della Giustizia Paola Severino si è detta "profondamente avvilita", ma non stupita, dalla condanna. La Corte di Strasburgo, all'unanimità, ha deciso che nel caso sollevato da sette detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza c'è stata la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, quello che proibisce la tortura o i trattamenti inumani o degradanti.
L'Italia è stata dunque condannata a pagare 99.600 euro di risarcimento ai sette, più 1.500 euro ciascuno per il pagamento delle spese. L'Italia da anni combatte il problema del sovraffollamento delle carceri - che contano oltre 65.000 detenuti contro una capienza di 45.600 posti - e lo stesso presidente della Repubblica nei mesi scorsi ha definito la situazione a un punto critico insostenibile che necessita di soluzioni coraggiose.
Il Partito Radicale da tempo chiede un'amnistia e oggi il suo leader Marco Pannella - che prima delle feste ha affrontato un pesante sciopero della fame e della sete per denunciare la questione - ha rivolto un invito a "(Mario) Monti, a (Pierluigi) Bersani e al leader berlusconiano Bobo Maroni: di interrompere l'infame flagranza da Quinto Mondo nel quale siamo immersi". Nella sua decisione, non ancora definitiva, la Corte ha stabilito che i detenuti in Italia, con solo 3 metri quadrati di spazio ciascuno, usufruiscono di almeno un metro quadro in meno rispetto agli standard europei, che fissano lo spazio vitale a 4 metri. La mancanza di spazio viene esacerbata in alcuni casi da altre condizioni, come la mancanza di acqua calda per lunghi periodi e l'inadeguatezza di luce e ventilazione, spiega la Corte sul proprio sito web. La Corte ribadisce che il verdetto impone all'Italia un obbligo legale a implementare le misure appropriate per assicurare ai ricorrenti il diritto che per il tribunale è stato violato. Inoltre, la decisione è considerata un "giudizio-pilota", il che obbliga lo Stato a risolvere numerosi casi individuali relativi agli stessi problemi strutturali a livello interno.
Sovraffollamento strutturale, ci sono più di 500 ricorsi pendenti
Nella sentenza di condanna emessa oggi, i giudici della Corte europea dei diritti umani constatano che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia è di natura strutturale, e che il problema della mancanza di spazio nelle celle non riguarda solo i 7 ricorrenti: la Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione. I giudici chiamano quindi le autorità italiane a risolvere il problema del sovraffollamento, anche prevedendo pene alternative al carcere. I giudici domandano inoltre all'Italia di dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e avere un risarcimento per la violazione dei loro diritti. Con la sentenza emessa oggi l'Italia viene condannata una seconda volta per aver tenuto i detenuti in celle troppo piccole. La prima condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di Rebibbia di Roma. Dopo questa prima condanna l'Italia ha messo a punto il "piano carceri" che prevede la costruzione di nuovi penitenziari e l'ampliamento di quelli esistenti oltre che il ricorso a pene alternative al carcere.