Stefano Cucchi era stato ricoverato nel reparto detenuti del Pertini per essere "tenuto lontano da occhi indiscreti". Per nascondere il pestaggio dopo l'arresto. E chi l'ha condotto in un reparto adatto a pazienti stabili e non con patologie acute in corso, non poteva che esserne a conoscenza.
Il sostituto procuratore presso la Corte di appello Eugenio Rubolino, con queste motivazioni e con un ricorso di 15 pagine, ha impugnato davanti alla Corte di cassazione la sentenza di assoluzione di Claudio Marchiandi, l'alto funzionario del Prap (Provveditorato regione dell'amministrazione penitenziaria), che ha sollecitato di persona il ricovero di Cucchi. Il pg, convinto della colpevolezza di Marchiandi, punta all'annullamento della sentenza per riportare l'imputato in aula davanti a un altro collegio. Perché il funzionario è l'unico dei tredici imputati del caso Cucchi a essere già stato processato.
Mentre, nel gennaio 2011, gli altri dodici coimputati - 3 guardie penitenziarie, 6 medici e 3 infermieri, venivano rinviati a giudizio davanti alla terza Corte di assise -, Claudio Marchiandi veniva condannato in abbreviato a due anni di carcere per falso e abuso d'ufficio. Una sentenza che è stata ribaltata con l'assoluzione nell'aprile di quest'anno, ottenuta dal difensore, l'avvocato Oliviero De Carolis, e ora contestata dal pg Rubolino. "La Corte di appello nella sentenza impugnata - ha scritto il procuratore generale - dà per dovuto, in quanto necessario ai fini del ricovero di Cucchi, l'intervento di Marchiandi, tra l'altro recatosi personalmente il giorno festivo fuori servizio presso l'ospedale Pertini fino a quasi ravvisarne un comportamento lodevole".
"Proprio in questo passaggio la Corte incorre pertanto nell'errore di ritenere l'intervento come un comportamento privo di disvalore", ossia negativo, finalizzato ad avere "un ricovero altrimenti non eseguibile". Per Rubolino, insomma, l'autorizzazione per il ricovero non era necessaria. Per lui il funzionario del Prap era andato lì per tenere il detenuto "lontano da occhi e orecchie indiscrete", essendo "consapevole che con quelle patologie era impossibile altrimenti ricoverare Cucchi in quel posto".
"La Corte - ha aggiunto poi Rubolino - sarebbe arrivata all'assoluzione anche sulla convinzione che l'imputato non avrebbe mai visto Cucchi e pertanto non poteva essere a conoscenza delle reali condizioni di salute". Un altro errore dell'appello per la pubblica accusa. Quel giorno Marchiandi aveva sentito otto volte il direttore di Rebibbia, ben informato sullo stato di salute di Cucchi, e anche delle cause.