Le lastre ritrovate in agosto all'ospedale di Marino. La sorella Ilaria: finalmente possiamo ricostruire la verità. "Possibile che nessuno se ne sia accorto prima? Quella parte di osso è stata sottoposta a decine di indagini e non è mai emerso nulla di diverso da quanto si è sempre sostenuto".
La domanda che si pone l'avvocato Fabio Perugini, difensore di alcuni degli imputati per la morte di Stefano Cucchi, è paradossalmente la stessa che assilla i famigliari del giovane romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto in carcere sei giorni dopo. "Avremmo risparmiato tempo, evitato tante polemiche e forse anche la superperizia disposta dal pm sarebbe stata inutile" dice Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che si sta battendo come una leonessa per ottenere la verità.
Le radiografie pubblicate ieri su questo giornale dimostrano la presenza di una seconda frattura sulla colonna vertebrale di Stefano e in queste ore stanno sparigliando le carte. "Hanno messo in campo l'artiglieria pesante" ironizza l'avvocato Perugini. "È un'ulteriore prova che il pestaggio c'è stato eccome" replica l'avvocato Fabio Anselmo, legale dei Cucchi.
La nuova lesione che viene evidenziata dalle lastre ora a disposizione degli esperti incaricati dalla Procura, si trova alla stessa altezza della colonna (L3) ma sul lato opposto della frattura sulla quale finora i periti si sono dati battaglia. È molto più recente dell'altra che è datata 13 novembre 2003 provocata da una rovinosa caduta del giovane geometra. Sebbene le cause della morte di Stefano siano state individuate in un'altra, ben più grave frattura al bacino, la datazione della seconda lesione che emerge da quelle lastre, allontana ancora di più le posizioni di accusa e difesa.
"A differenza di quella rilevata nel 2003 che era interna, questa non solo è più recente ma è esterna e quindi più che compatibile con il pestaggio. Una frattura da colpo diretto" afferma l'avvocato Fabio Anselmo. "Non c'è una seconda lesione - ribatte l'avvocato Diego Perugini - altrimenti sarebbe stata rilevata nelle decine di analisi che sono state fatte e sulla datazione dell'unica frattura certa non ci sono dubbi, risale al 2003".
"Negligenza dei medici" sostengono i periti della Procura. Ma tra le altre accuse per la morte di Cucchi, ad alcuni degli imputati (sei medici, tre infermieri e tre agenti di polizia penitenziaria) viene contestato anche il reato di lesioni lievi. Accertare se ci sia stato il pestaggio e di quale entità non è un aspetto secondario. "Un trauma diretto e recente alla vertebra" sostengono del resto i superperiti nominati dalla III Corte d'Assise che stanno valutando le cause della morte di Stefano Cucchi. Queste nuove radiografie a loro disposizione potrebbero costituirne la prova definitiva?
Ma da dove saltano fuori queste nuove lastre e come mai non sono state trovate prima? "Mi sento di dover ringraziare il pm per aver disposto queste ulteriori ricerche, ora finalmente siamo in grado di ricostruire la situazione" dice Ilaria Cucchi. Le radiografie sono infatti il frutto di una disposizione del pm del 13 agosto scorso: sono state trovate negli archivi dell'ospedale di Marino.
"Ma a noi, il pm le ha rifiutate - spiega la sorella di Stefano - così come finora ci è stato impossibile ottenere la trascrizione di quanto affermò il nostro legale durante l'udienza preliminare quando chiese che venissero cambiati i capi di imputazione e la trascrizione delle telefonate alla centrale operativa del 112 nella notte dell'arresto di Stefano".
Polemiche a parte, i tempi della superperizia - la cui consegna era inizialmente prevista per il 19 settembre - si allungano. Secondo indiscrezioni, i periti intenderebbero ripartire da zero nell'esame dei reperti e della documentazione. Se da una parte la verità sulla tragica morte di Stefano Cucchi è ancora lontana forse con il ritrovamento di queste radiografie qualche passo in più potrebbe essere stato fatto.