Qualche furto, alcune rapine, piccoli reati che metteva in atto soprattutto per assicurarsi la sopravvivenza nel Paese dove era giunto, dalla Romania, per avere un futuro migliore: per questo era stato condannato, per un cumulo di pene, a 18 anni di reclusione.
Un cumulo di pena pesante, che Pop Virgil Cristria, di 38 anni, riteneva insopportabile e per questo a fine marzo ha cominciato nel carcere di Lecce uno sciopero della fame, proclamandosi innocente.
Ma la resistenza di Cristria non è stata pari alla sua affermazione di innocenza e alla sua voglia di libertà e nella notte tra sabato e domenica è morto nell'ospedale di Lecce dove era stato trasferito quattro giorni fa dopo che i medici dell'istituto di pena avevano segnalato la gravità della situazione.
Il magistrato di turno, il sostituto procuratore Carmen Ruggiero, ha aperto un'inchiesta, disponendo il sequestro delle cartelle cliniche e della documentazione sanitaria che si trova in carcere. Il medico legale Ermenegildo Colosimo farà l'esame autoptico domani.
Pop Virgil Cristria era stato drastico nella sua decisione: non toccava neanche una briciola di pane: "Il magistrato - ripeteva in modo ossessivo - mi deve ascoltare e lui mi deve liberare". Poco prima di essere ricoverato in ospedale, mentre era nell'infermeria del carcere "ha preso l'ago della flebo che gli era stata somministrata per tentare di dargli un po' di forze e se lo è strappato dal braccio", racconta il dott. Sandro Rima, dirigente sanitario della casa circondariale del capoluogo salentino.
"Ogni giorno - aggiunge il dott. Rima - veniva visitato da un medico, da uno psicologo e da uno psichiatra. Abbiamo tentato tutti di dissuaderlo, ma inutilmente. E l'ultima volta si è anche sfilato l'ago della flebo. Era intenzionato a continuare nella sua protesta fino in fondo".
"Sono tante qui dentro le storie come quella di Pop Virgil, in molti sono nelle sue stesse condizioni, in 30 o forse 40 sono in sciopero della fame: c'è chi protesta perché vuole essere trasferito, chi si dichiara innocente, quasi tutti sono stranieri", dice il vicedirettore del carcere di Lecce, Giuseppe Renna.
Pop Virgil Cristria, era in carcere dal 2000: negli anni passati era detenuto in altri carceri come quello di Avellino - dove, racconta Renna - "non si era mai adattato", e da un anno era rinchiuso nell'istituto detentivo di Lecce (dove attualmente ci sono circa 1.400 detenuti).
"Si proclamava innocente, non aveva grosse possibilità economiche - racconta poi Renna - e non aveva famiglia. Noi lo aiutavamo come potevamo e anche i volontari tentavano di aiutarlo. In verità il carcere finisce sui giornali quando succedono queste cose. Ma noi come tutti dobbiamo combattere ogni giorno, senza avere possibilità economiche, con mille e mille problemi".
"Qui dentro, come accade in tutti gli istituti d'Italia - aggiunge il vicedirettore - ci sono numerosi detenuti anche di carattere psichiatrico che andrebbero seguiti da strutture idonee, invece...".
Cristria - dice ancora Renna - "aveva un passato pesante a livello detentivo perché non si è mai adattato in nessun istituto". L'uomo, tra l'altro, così come aveva chiesto, "aveva più volte avuto modo di parlare con il magistrato ma anche loro hanno mezzi limitati". Pop Virgil - conclude il vicedirettore del carcere - "veniva seguito quotidianamente da medici, psicologi e psichiatri ma in verità in questi casi l'unica cura possibile sarebbe quella di uscire dal carcere, una contraddizione in termini".
Zazzera (Idv): su morte a Lecce parlamento apra inchiesta
"Un fatto inqualificabile quello accaduto nel carcere di Lecce e che lascia un profondo senso di amarezza". Così in una nota l'on. Pierfelice Zazzera (Idv), la notizia della morte del detenuto Popo Virgil Cristria, Bulgaro di 38 anni, che da 50 giorni aveva iniziato lo sciopero della fame - quest'uomo è stato ucciso dall'indifferenza e nella più totale solitudine.
A Pop Virgil Cristri, che dichiaratosi sempre innocente voleva parlare con un magistrato, sembra che siano stati negati tutti i diritti, anche quello della vita. Sulla vicenda la magistratura ha già avviato le indagini. Tuttavia noi dell'Idv chiediamo al Ministro di fare luce e al Parlamento di aprire una inchiesta. Questo fatto conferma come nelle carceri italiane si continuino a violare i diritti umani, una condizione inaccettabile. Basta con le carceri inferno".