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Processo Stefano Cucchi; la Corte di assise dispone una superperizia su cause della morte
Fonte: Tm News, 12 aprile 2012
12 aprile 2012

Una perizia per chiarire cause della morte e decorso sanitario di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre del 2009 nel padiglione penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini. I giudici della III corte d'assise di Roma conferiranno incarico al collegio esperti, che dovrà esser nominato, il 9 maggio prossimo.

La decisione del collegio, presieduto da Evelina Canale, è arrivata alla chiusura del dibattimento. Sotto processo ci sono 12 persone, tra cui 6 agenti di polizia penitenziaria, tre medici e tre infermieri.

L'avvocato Gaetano Scalise, difensore del primario del primario del Pertini, Enrico Fierro, ha spiegato: "Apprezzo il provvedimento della Corte perché dimostra come la consulenza del pm sia franata di fronte alle critiche dei consulenti di parte dimostrando così che era già fondata la richiesta presentata in sede di udienza preliminare. Confidiamo nell'equilibrio del collegio di periti che verrà nominato, con la speranza che questo sia costituito non solo da medici legali ma anche da clinici".

Quando Stefano Cucchi cessò di respirare, il 31 ottobre del 2009, aveva 31 anni. Sei giorni prima era stato arrestato. Sul banco degli imputati ci sono sei medici (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno) e tre infermieri (Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe) dell'ospedale Sandro Pertini che ebbero in cura Cucchi, nonché tre agenti penitenziari (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici). Per questa vicenda è già stato condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione, Claudio Marchiandi, direttore dell'ufficio detenuti del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria.

Lesioni aggravate, abuso di autorità nei confronti di arrestato, falso ideologico, abuso d'ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto in atti d'ufficio, favoreggiamento, omissione di referto, sono i reati contestati, a seconda delle singole posizioni processuali, agli imputati dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy. In particolare gli agenti penitenziari sono accusati di lesioni aggravate e di abuso d'autorità nei confronti di arrestati o detenuti per aver, secondo l'accusa, il 16 ottobre del 2009 picchiato Cucchi nelle camere di sicurezza del tribunale in attesa dell'udienza di convalida.

Secondo l'originario capo d'accusa gli agenti avrebbero sottoposto Cucchi stante "le continue lamentele, a misure di rigore non consentite dalla legge per farlo desistere dalla reiterate richieste di farmaci". Falso ideologico e abuso d'ufficio sono contestati a un medico e al direttore dell'ufficio detenuti per aver scritto cose non corrispondenti al vero nella cartella clinica del 31enne in merito alle sue condizioni generali di salute facendolo ricoverare in una struttura per pazienti non acuti, stabilizzati e non con politraumatismi come nel suo caso.

In sostanza, secondo gli inquirenti, sarebbero state precostituite le condizioni formali per coprire gli agenti penitenziari. Gli altri medici e i tre infermieri sono accusati di falso ideologico, abuso d'ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto di atti d'ufficio, favoreggiamento e omissioni di referto sono invece i reati contestati, sempre a seconda delle singole posizioni processuali. Secondo l'accusa, questi, "dal 18 al 22 ottobre abbandonavano Cucchi incapace di provvedere a se stesso", omettendo anche "di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione ed adottabilità e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo per altro certamente idonei ad evitare il decesso di paziente".

Per l'accusa, questi, tra l'altro, omettevano "volontariamente di adottare qualunque presidio terapeutico al riscontri di valori di glicemia ematica pari a 40 mg/dl, rilevato il 19 ottobre, pur essendo tale valere al di sotto della soglia ritenuta dalla letteratura scientifica pericolosa per la vita, neppure intervenendo con una semplice misura quale la somministrazione di un minimo quantitativo di zucchero sciolto in un bicchiere d'acqua che il paziente assumeva regolarmente, misura questa idonea ad evitare il decesso".


La sorella Ilaria: perizia è fallimento consulenza pm


"La corte ha predisposto oggi perizia per accertare le cause della morte di Stefano. Questo è il fallimento dei consulenti dei pubblici ministeri. Noi lo avevamo già detto un anno fa in udienza preliminare". Così ha detto Ilaria Cucchi in merito alla decisione dei giudici della III corte d'assise che hanno disposto una perizia per chiarire le cause del decesso del fratello. "C'è tanta amarezza per l'atteggiamento dei pm nei confronti di coloro che hanno causato la morte di Stefano. Però ho fiducia in questa corte e nella giustizia".


Consulenti difesa: morì per severa malnutrizione


Stefano Cucchi morì per una malnutrizione severa che giustificherebbe, tra l'altro, anche la presenza sul suo corpo di ecchimosi ed ematomi. Sono le conclusioni cui sono giunti il professore Costantino Ciallella, patologo forense dell'università La Sapienza, e il dott. Giuseppe Vetrugno, dell'università Cattolica di Roma, consulenti della difesa del processo per la morte del giovane romano, fermato per droga il 15 ottobre 2009 e trovato senza vita una settimana dopo nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini della capitale.

"La frattura sacrale che aveva Cucchi era certamente recente - ha detto Cialella - da trauma di minima intensità causato da una caduta sulle natiche. Nessun calcio (secondo l'accusa, il giovane sarebbe stato pestato nelle celle di sicurezza del tribunale di Roma), né pugno, né bastonata. Per la frattura a livello lombare che aveva, poi, non ci sono dati che depongano per credere fosse da trauma recente".

Con riferimento alle ecchimosi a livello degli occhi, escludo che si tratti di un trauma contusivo diretto, per esempio da un pugno; anzi, "nel caso specifico la somministrazione di terapia anticoagulante ha di certo svolto un ruolo importante nell'impedire l'arresto dell'emorragia determinando una maggiore evidenza dell'ecchimosi".

Il medico-legale ha anche dato una indicazione temporale ai traumi da contusione che Cucchi avrebbe subito: "Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre il trauma era già avvenuto". Quindi, in tempo non compatibile con un eventuale pestaggio nelle camere di sicurezza del tribunale. "Il peso ideale di Cucchi - ha poi aggiunto Vetrugno - avrebbe dovuto essere di 62 chilogrammi, mentre era invece di 37 chilogrammi. Ne pesava 43-44 al Pertini, ovvero era in grave sottopeso. Con quello stato, praticamente il 60% per peso ideale, il paziente rasenta il limite della sopravvivenza".