Archiviato. Scende il sipario sulla vicenda della morte di Saydou Gadiaga, il 37enne senegalese morto per una crisi d'asma mentre si trovava nella cella di sicurezza della caserma Masotti di piazza Tebaldo Brusato a Brescia dove era detenuto perché fermato dai carabinieri durante un controllo e risultato privo del permesso di soggiorno. Il Gip di Brescia Cesare Buonamartini ha chiuso il caso, decretando che non siano ravvisabili condotte erronee da parte dei carabinieri durante quella tragica serata in cui l'immigrato, da molti anni nel nostro Paese, ma che al momento risultava senza lavoro, perse la vita dopo una grave crisi respiratoria. L'associazione Diritti per tutti, sostenendo la famiglia dell'uomo, aveva fatto ricorso contro la cancellazione dell'inchiesta per la morte dello straniero, e diverse sono state le manifestazioni a sostegno di Gadiaga, conosciuto dagli amici come El Haji, affinché, come aveva dichiarato il presidente dell'associazione antirazzista Umberto Gobbi, il fascicolo sulla morte di Saydou non venisse "seppellito in un armadio".
Per l'associazione sarebbero diversi i "punti oscuri" sulla morte dell'immigrato, la cui agonia è stata ripresa dalle immagini interne di videosorveglianza della caserma Masotti. "Diritti per tutti" e la famiglia del senegalese aveva fatto leva, nel ricorso presentato contro l'archiviazione, la testimonianza di un cittadino bielorusso, detenuto in una cella accanto a quella di Saidou, che avrebbe sentito il senegalese lamentarsi e chiedere aiuto per almeno una quindicina di minuti prima di morire. Testimonianza che però il pm Piantoni, titolare del fascicolo aveva ritenuto "imprecisa". Altri dubbi riguardavano poi gli orari riferiti dai carabinieri sui soccorsi all'uomo colto da malore, ma per il pm che ha condotto le indagini militari hanno agito in buonafede.