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Bologna: all'Ipm del Pratello metodi da aguzzini, l'inchiesta si allarga alle guardie
Luigi Spezia
Fonte: La Repubblica, 26 dicembre 2011
26 dicembre 2011

Numerosi gli abusi nel carcere minorile di Bologna denunciati all'ispettore del ministero. In un caso, gli agenti di custodia avrebbero smontato la finestra di una cella per costringere un ragazzino a dormire al gelo.

Nel cuore di Bologna, quest'inverno, mentre si stava preparando lo spettacolo teatrale che come ogni anno avrebbe offerto alla città - venti giorni fa - un'immagine rassicurante della vita nel carcere del Pratello, un detenuto ragazzino è stato lasciato al freddo, per ore, rinchiuso in una cella di isolamento dove forse non avrebbe nemmeno dovuto entrare.

Colpisce, nella storia di questo ragazzino sventurato e lasciato a se stesso, che per rendere certa, inoppugnabile la punizione supplementare, per far vedere chi comanda lì dentro e con quale forza, gli agenti di polizia penitenziaria hanno avuto un'idea fulminante: smontare la finestra dal telaio per fare entrare l'aria fredda senza che il malcapitato potesse mai nemmeno pensare di richiuderla.

Un atto del genere, che potrebbe delineare quantomeno il reato di maltrattamenti commessi da pubblici ufficiali che avevano la responsabilità su quel minore, è stato raccontato dalla vittima all'ispettore Francesco Cascini quando, ai primi di dicembre, di sera, non annunciato e non atteso, ha trovato le conferme dei fatti già scoperti dal procuratore Ugo Pastore sulle condizioni di sopraffazione esistenti al Pratello. Altri ne ha raccolti e girati alla Procura ordinaria.

Non solo, quindi, minori che opprimevano i coetanei in un clima di lassismo, comprese le violenze sessuali. Non solo le mancate denunce da parte degli agenti, del comandante e dei vertici su quello che accadeva nelle celle. Dal calderone del carcere minorile scoperchiato dalla Procura dei Minori e fotografato dall'ispezione - blitz del ministro della Giustizia Paola Severino (con la immediata rimozione del capocentro Giuseppe Centomani, del direttore Lorenzo Roccaro, del comandante delle guardie Aurelio Morgillo, questi ultimi due uomini di fiducia di Centomani), emergono anche le denunce dei detenuti che raccontano di abusi, sopraffazioni, violazioni del regolamento e percosse subìte. Ma questa volta i reati non sarebbero stati commessi da altri ragazzi, bensì da agenti della polizia penitenziaria nell'esercizio delle loro funzioni.

Per ora non ci sono nomi in questa inchiesta della Procura della Repubblica, seguita da vicino dal procuratore capo Roberto Alfonso, ma è inevitabile che quando saranno esauriti gli accertamenti e le audizioni, qualcuno finirà sul registro degli indagati. L'episodio della finestra è solo uno dei tanti. Dentro le celle, sovraffollate e sporche, venivano applicate - stando alle denunce dei detenuti - punizioni estemporanee e fuori regolamento, come l'uso di manette per bloccare ragazzini magari agitati, ceffoni assestati per farsi rispettare, ricorso alla cella di isolamento senza motivazioni valide e registrate. Ci sono i referti presi dai carabinieri del maresciallo D'Elia della stazione Porta Lame, che confermerebbero le botte raccontate dai ragazzini, anche se non sembra che siano stati usati manganelli.