Quella di Stefano Cucchi fu una morte improvvisa e inattesa. Sono entrati a far parte del fascicolo processuale gli esiti dell'indagine interna effettuata dalla "Uoc Risk Management" dell'Asl Rm/B sulla cause del decesso del giovane romano una settimana dopo il suo arresto per droga nell'ottobre 2009.
È stata l'ex direttore generale dell'azienda sanitaria, Flori Degrassi, a fornire i dati dell'indagine nel corso dell'udienza di oggi del processo. I risultati, nel novembre 2009, portarono alla revoca del trasferimento d'ufficio in precedenza disposto per Aldo Fierro, responsabile del reparto medico penitenziario, e per i medici Stefania Corbi e Rosita Caponnetti; tutti e tre, oggi nell'elenco degli imputati che prevede anche altri tre medici, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria.
Per il resto, la Degrassi, insieme con l'ex direttore sanitario dell'Asl Rm/b Antonio D'Urso e con il direttore sanitario del carcere di Rebibbia, hanno poi illustrato le procedure d'ingresso dei pazienti/detenuti nella struttura penitenziaria protetta, nonché i termini del protocollo firmato con il ministero della Giustizia al fine di regolamentare la fase della richiesta di informazioni dei familiari dei detenuti. "All'epoca - ha spiegato D'Urso - i medici non potevano dare informazioni senza l'autorizzazione dell'Autorità giudiziaria. Dopo la morte di Cucchi, un ordine di servizio del dirigente amministrativo del carcere di Rebibbia autorizzò la polizia penitenziaria a comunicare ai medici eventuali richieste di informazioni da parte dei familiari dei detenuti-pazienti".
Visto in aula filmato sopralluogo celle tribunale
Un filmato con le immagini del sopralluogo che alla fine di novembre 2009 fu fatto dalla polizia scientifica nelle celle della Città giudiziaria romana di piazzale Clodio è stato visto in aula oggi nell'ambito del processo sulla morte di Stefano Cucchi, il romano di 31 anni fermato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all'ospedale capitolino "Sandro Pertini".
Le immagini, illustrate dal sostituto commissario della Polizia scientifica Armando Parmegiani e poi confermate dall'assistente di polizia Francesco Stirpe, sono servite ai giudici per fissare la zona delle celle. Ancor più importante dopo che qualche giorno dopo la morte di Cucchi fu sentito un detenuto del Gambia che il 16 ottobre 2009 si trovava nelle stesse celle dove c'era Cucchi.
Due i sopralluoghi compiuti con il gambiano: nel primo disse di non essere in grado di riconoscere quelle celle e quel corridoio; nel secondo, tre giorni dopo, invece, disse di aver assistito al pestaggio di Cucchi.
Secondo quanto confermato oggi in aula, dal video la visione dello stato dei luoghi è apparsa assolutamente parziale, mentre da una fotografia allegata agli atti processuali la visibilità è stata ritenuta sufficiente a vedere quanto accaduto. Tesi, questa, contestata dalla difesa, secondo la quale la visibilità era limitata al massimo a vedere la spalla di una persona. È stata sentita oggi in aula anche la genetista Carla Vecchiotti, la quale ha accertato che all'interno e all'esterno della gamba sinistra del jeans di Cucchi c'erano macchie del suo sangue. Quella all'interno aveva la forma di una strisciata compatibile secondo l'accusa col fatto che il gambiano sostenne che Cucchi si era alzato il pantalone per mostrargli la ferita. La prossima udienza saranno sentiti i consulenti medico-legali del pm.