Giustizia per Elhadji. La chiedono, in primo luogo, i familiari del 37enne immigrato senegalese Saidou Gadiaga, morto per un attacco d'asma mentre era detenuto nella caserma Masotti di Brescia, e anche la comunità senegalese insieme con le associazioni antirazziste di Brescia. La richiesta è quella di non archiviare, diversamente da quanto invece proposto dal pm Francesco Piantoni, la vicenda del decesso dell'immigrato clandestino, che ha suscitato diverse polemiche dopo la pubblicazione del video sugli ultimi minuti di vita di Elhadji, per chiarire i "sospetti di ombre nella vicenda sono stati fortemente rafforzati", come ha osservato l'avvocato Manlio Vicini, legale della famiglia.
"L'inchiesta", si legge sul sito di Radio onda d'Urto, "è subito nata male, con elementi di inopportunità: in primis l'affidamento delle indagini al pm Piantoni, lo stesso che aveva negato il trasferimento di Gadiaga dalla caserma dei carabinieri al carcere di Canton Mombello". "In secondo luogo", viene sottolineato, "risulta inadeguato chiedere di fare chiarezza su una vicenda avvenuta in una caserma dei carabinieri agli stessi uomini dell'Arma e non ad altri corpi dello Stato". "Infine", come viene rimarcato dalle associazioni antirazziste che hanno tenuto alta l'attenzione sul caso di Saydou, "è indecente il premio conferito al maresciallo di turno quella notte, che non ha risposto alle richieste di aiuto di Elhadji".
L'associazione Diritti per tutti che ha fissato per sabato 12 novembre una manifestazione in piazza Loggia per chiedere di accelerare le pratiche per i rilasci dei permessi di soggiorno relativi alla sanatoria di colf e badanti del 2009, scenderanno in piazza, insieme con la comunità senegalese, per manifestare solidarietà e chiedere giustizia per Elhadji.