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Evasioni di massa a Ponte Galeria, nel Cie situazione esplosiva
Fonte: Corriere della Sera, 14 settembre 2011
14 settembre 2011

Quarta fuga in un mese di immigrati dal centro di identificazione. L'allarme del garante dei detenuti: intervenga il prefetto, condizioni peggiori del carcere.

Quarta evasione di massa da Ponte Galeria. Molti dei fuggitivi erano approdati a Lampedusa nei mesi scorsi, soccorsi dalla Guardia costiera mentre erano in fin di vita, privi di acqua e cibo, sul punto di affondare nelle carrette del mare o di morire per asfissia stipati sotto coperta, respirando i letali fumi dei motori diesel. Nigeriani e senegalesi che hanno attraversato il Sahara. Tunisini ed egiziani che si sono imbarcati a Tripoli, la capitale libica incendiata dalla guerra civile. E che una volta sbarcati in Italia, per conoscere il loro destino non hanno voluto aspettare i 18 mesi di attesa - in condizioni simili a quelle della detenzione - al Cie ( centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria, tra Fiumicino e la Magliana. E alla prima occasione hanno guadagnato la libertà. Fuggendo, venerdì 9, dalla struttura d'accoglienza.
Si tratta, appunto, della quarta evasione consecutiva da luglio. Le ultime 3 si sono registrate da Ferragosto in poi, al ritmo di quasi una a settimana. Scappano in cinquanta, cento, centocinquanta. Nessuno viene ripreso. Ad invogliarli è il fatto che molti di loro hanno il cellulare (in attesa di identificazione non sono infatti detenuti) e possono parlare con altri clandestini che stanno fuori dalle mura del Cie. Amici e conoscenti che insistono, convincendoli: "Appena puoi, scappa. Che stai a fare in quella prigione".
Ecco perché ora "occorre un intervento della prefettura - dice il garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni -. La situazione è paradossale. Nel Cie si vive in condizioni durissime, le stesse, se non peggiori, di un carcere. Ma gli agenti in servizio sono 4 o 5 per turno. Un numero insufficiente per fronteggiare i clandestini in attesa di identificazione, anche 300 in certi periodi. Mentre la cooperativa sociale che ha sostituito la Croce Rossa nella gestione di Ponte Galeria non può certo mettersi a svolgere il servizio di vigilanza".
Venerdì 9 settembre sono scappati in 21, cogliendo l'occasione di una specie di trasferimento nei "bracci" interni. I fuggitivi hanno scavalcato il muro di cinta, dileguandosi nei campi che costeggiano il vicino argine sinistro del Tevere. Più articolata la terza "grande fuga" dal centro di via Portuense, avvenuta a fine agosto al termine del Ramadam. Gli ospiti della struttura hanno approfittato del periodo di preghiera concesso dalla prefettura. Per consentire digiuno e raccoglimento, ai musulmani era stata autorizzata l'apertura notturna delle camerate. Ma proprio di notte è scoppiata una specie di insurrezione. Sono state divelte le porte di ferro dei bagni, servite per costruire rudimentali piedi di porco con i quali sono state scardinate le cancellate e staccate le inferriate.
Carabinieri, poliziotti e finanzieri arrivati per sedare la rivolta sono stati accolti dal lancio di sassi. Una specie di "cannoneggiamento" servito per coprire la fuga vera e propria, passata attraverso una cancellata utilizzata come scala usata per arrampicarsi sul muro di cinta. Poi un salto di sotto e sono tutti spariti. Secondo le forze dell'ordine sarebbero scappati 47 tunisini e 33 tra egiziani, giordani, moldavi e bengalesi. Ma le associazioni che operano nel settore dell'assistenza agli extracomunitari riferiscono cifre più alte, e parlano di un centinaio di fuggitivi.
Numeri che vanno ad aggiungersi a quelli dalle altre due evasioni di massa, una ad agosto e la prima a luglio. All'incirca il copione è lo stesso: ad un certo punto della giornata, in genere verso sera, scoppia un tafferuglio che serve per coprire la fuga durante la quale scappano decine di persone. Che non ne vogliono sapere di attendere i tempi previsti per l'identificazione: in media 8 mesi, con un massimo fissato di 18 mesi fissato dalla legge italiana ma contestato dalla Ue, che lo giudica troppo lungo.
Secondo Marroni, "l'ennesima evasione conferma quanto sia complessa la gestione quotidiana degli ospiti del centro dove, nonostante l'attenzione delle forze dell'ordine e degli operatori che gestiscono la struttura, è sempre più problematico garantire il rispetto dei diritti umani". Caldo, affollamento, disperazione degli ospiti e, non da ultimo, "l'allungamento dei tempi di permanenza", sono ingredienti che "contribuiscono a creare una miscela esplosiva - prosegue il Garante - . Bisogna intervenire prima che ci scappi il morto. E di fronte a queste continue fughe, non è improbabile".