I responsabili del servizio socio-sanitario regionale a rapporto. Dopo la morte per un malore nel carcere di Ancona di Eugenio Riccio, detenuto in sciopero della fame visitato il giorno stesso in ospedale ma poi dimesso, il Garante dei detenuti delle Marche Italo Tanoni ha convocato un tavolo per la prima settimana di ottobre.
L'obiettivo è "risolvere alcuni problemi cogenti che si sono venuti a determinare dopo il passaggio delle competenze dall'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario della Regione". Tanoni ha chiesto ai dirigenti dei sette istituti di pena delle Marche "una relazione specifica relativa alle carenze riscontrate nelle singole realtà carcerarie". Il Garante non entra nel merito dell'episodio di Ancona, sul quale sono in corso indagini, ma sottolinea di aver da tempo evidenziato "la forte criticità della situazione socio-sanitaria nelle realtà carcerarie della regione, condizione aggravata dal pauroso sovraffollamento degli stessi istituti".
Antigone: dopo il cordoglio alcune considerazioni sulle condizioni dei carcerati
Dopo la morte di Eugenio Riccio, detenuto nel carcere di Ancona, a seguito dello sciopero della fame a cui aveva affidato la sua protesta per le condizioni di vita nel penitenziario, Vivere Jesi ospita le considerazioni di Samuele Animali, Presidente di Antigone Marche a Jesi.
"Ieri è stata diramata - parla Animali - la notizia che un altro detenuto è morto presso il carcere di Montacuto ad Ancona. Un episodio che amareggia chiunque abbia a cuore la sorte delle persone prese in carico dalle istituzioni e avviene mentre è in corso in parlamento un dibattito straordinario sullo stato di emergenza umanitaria delle carceri italiane.
In questo caso si tratta di una morte "naturale", non di un suicidio propriamente detto, ma il confine pare molto tenue considerato che questa persona era in sciopero della fame. In attesa di chiarimenti, in base alle notizie disponibili l'episodio risulta particolarmente preoccupante per almeno due altri motivi.
Il primo, sembra ci sia stata una sottovalutazione delle condizioni fisiche di questa persona da parte dei sanitari: può essere sicuro, chi si trova in carcere, di avere un trattamento sanitario "uguale" a quello di qualsiasi altro cittadino, come dispongono le normative vigenti e suggeriscono elementari principi di civiltà? Il secondo punto riguarda la circostanza che la notizia è stata diffusa da un organizzazione sindacale, mentre le istituzioni sembrano serbare il silenzio. Un particolare che pone qualche interrogativo sull'atteggiamento dell'amministrazione".
Favi (Pd): detenuto morto ad ancona conferma situazione drammatica
Dichiarazione di Sandro Favi, responsabile nazionale Carceri del Pd: "La morte di un detenuto presso il carcere di Ancona che secondo notizie stampa era da undici giorni in sciopero della fame, ripropone prepotentemente il dramma in cui versano i nostri istituti penitenziari. Purtroppo, le parole pronunciate l'altro giorno dal ministro Nitto Palma al Senato non lasciano intravvedere da parte del governo alcun intervento immediato per riportare le condizioni di vita dei reclusi e di lavoro del personale a livelli decenti nel rispetto del dettato costituzionale. Ancora una volta, il governo e la maggioranza che lo sostiene parlano di soluzioni tutte imperniate sull'edilizia penitenziaria di un "piano carceri" che cambia continuamente e che non ha dato finora e non darà certo nel futuro risposte concrete al problema del sovraffollamento. I decessi che si registrano in carcere, il dramma dei suicidi, dei tentativi e degli atti di autolesionismo devono indurre tutti, a cominciare da chi ha responsabilità di governo, ad intervenire con azioni concrete urgenti e non con ipotesi non risolutive e di dubbia fattibilità".