Carlo Saturno è uno dei non pochi ragazzi morti nelle nostre galere in circostanze ancora da chiarire. Vogliamo qui raccontarvi alcuni fatti in proposito. Nei primi anni del 2000, fu rinchiuso nel carcere per minori di Lecce.
Pare che vari siano stati i tentativi, sempre ignorati, di far conoscere al Dipartimento della giustizia minorile quel che accadeva lì dentro tra il 2003 e il 2005, episodi gravissimi di violenza nei confronti dei ragazzi detenuti.
Fu addirittura l'ex direttore a tentare di denunciare alcuni dei suoi poliziotti. Nel 2007, finalmente, le parole del medico dell'istituto trovano ascolto presso l'allora sottosegretario alla Giustizia Alberto Maritati, il quale manda le carte alla Procura di Lecce. Nove agenti di polizia penitenziaria vengono iscritti nell'inchiesta. Si parla di abusi terribili, di un sistema retto sul terrore. Il carcere viene chiuso e i ragazzi, tra cui Saturno, trasferiti nell'istituto minorile di Bari. E a questo punto Carlo parla. Si costituisce parte civile nel processo, racconta del pugno che gli ha sfondato un timpano e di tante altre cose.
Arriviamo all'anno in corso. Carlo è rientrato in carcere. Questa volta ha 22 anni e finisce nel carcere per adulti di Bari. Nessuno ha voluto dirci se in quell'istituto operasse qualcuno dei nove agenti incriminati anche grazie a lui. I primi di aprile Carlo viene trovato boccheggiante attaccato per il collo a un lenzuolo. Viene ricoverato al policlinico barese, muore il 7 aprile scorso.
La famiglia non crede al suicidio. La Procura del capoluogo pugliese, apre dapprima un fascicolo senza alcuna ipotesi di reato e poco dopo lo modifica in un'inchiesta contro ignoti per istigazione al suicidio. Nel frattempo i giudici che si occupavano degli abusi al minorile fissano la successiva udienza oltre i termini di prescrizione.
Quel processo muore assieme a Carlo. Cosa c'entra Antigone in tutto questo? Don Raffaele, cappellano del carcere di Lecce, alla morte di Saturno aveva lanciato un appello affinché "se ci sono detenuti che sanno qualcosa, lo dicano". E alcuni giorni fa un detenuto ce lo ha detto. Ci ha scritto una lettera nella quale ci racconta di aver visto tutto. Carlo, a suo dire, era stato picchiato violentemente mentre era nella cella di isolamento nella quale è stato poi trovato appeso a quel lenzuolo. Carlo, sempre a suo dire, non si sarebbe suicidato. Abbiamo mandato la lettera in Procura. Abbiamo voluto però qui raccontarvela, affinché ci aiutiate a vigilare sull'inchiesta: che la magistratura faccia davvero chiarezza su quanto accaduto a Carlo. Gli elementi ci sono, la comunità del carcere rende le indagini non tra le più difficili. Che non ci dicano un domani che si sono prescritti i tempi.