Una dose fatale. Un'ultima sniffata tra le quattro mura del carcere. Giuseppe Saladino, 32 anni, morì su quella branda poco dopo aver messo piede in via Burla. Fu il supplemento di consulenza medico-legale, richiesto dalla procura, a chiarire che la morte era dovuta a un'assunzione di eroina quando il ragazzo era già in cella. Droga che molto probabilmente Saladino si portò in carcere quel 6 ottobre 2009.
Oppure, anche se l'ipotesi è parsa fin dall'inizio agli inquirenti meno fondata, una dose che qualcuno gli passò in carcere. Ma non ci sarebbero elementi per ipotizzare eventuali negligenze da parte del personale in servizio in via Burla: nelle scorse settimane, infatti, il gip Alessandro Conti ha chiuso il caso, respingendo l'opposizione dei difensori della famiglia Saladino.
I legali avevano chiesto un supplemento d'indagine, schierandosi contro la richiesta della procura di archiviare il fascicolo. "La consulenza medico-legale della procura ha accertato che il ragazzo aveva assunto la droga in carcere: è chiaro, dunque - sottolinea Paolo Paglia, difensore della famiglia Saladino insieme alla collega Letizia Tonoletti - che non era stato controllato bene al suo ingresso, oppure aveva avuto modo di trovare l'eroina quando era già all'interno della struttura. Dal nostro punto di vista potevano profilarsi delle negligenze da parte di chi avrebbe dovuto vigilare, per questo avevamo chiesto di non archiviare il caso continuando a indagare".
Ma il gip ha deciso di far calare il sipario sulla vicenda. Nessuno sviluppo, dunque, sul piano penale. Tuttavia, la difesa potrebbe decidere di percorrere altre strade. "A questo punto, valuteremo se intraprendere un'azione civile - sottolinea Paglia. È una questione che discuteremo nei prossimi giorni con i familiari del ragazzo".
Quel 6 ottobre 2009 Saladino, che avrebbe dovuto rimanere in casa perché agli arresti domiciliari per furto, uscì insieme alla fidanzata. Poco meno di un'ora, ma è probabile che i due abbiano avuto tutto il tempo per acquistare la droga. Una piccola parentesi fuori casa, ma tanto era bastato a Saladino per essere rispedito in carcere.
Verso le otto di sera, infatti, il ragazzo fu arrestato per evasione dai domiciliari. Durante la notte, secondo quanto aveva riferito il suo compagno di cella, Saladino non aveva avuto problemi. Solo alle 6,45 il detenuto si era accorto che il ragazzo non respirava e aveva dato l'allarme. Sul corpo di Saladino non furono riscontrati segni di violenza. L'aveva ucciso l'eroina. In cella. Dietro le sbarre di un carcere malato di sovraffollamento e poco personale.