Ancora un'udienza del processo che, davanti alla III Corte d'assise di Roma presieduta da Evelina Canale, si occupa della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni fermato dai Carabinieri per droga il 15 ottobre 2009, al Parco degli Acquedotti di Roma, e morto il successivo 22 mattina nella struttura di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini.
Sette i testimoni citati oggi dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, tra cui un giovane detenuto nelle celle del Tribunale di Roma lo stesso giorno in cui Cucchi fu sottoposto all'udienza di convalida del suo arresto. E poi un medico, due volontari di Villa Maraini e il primario dell'ospedale, Figlie di San Camillo, dove lo stesso Cucchi sarebbe stato ricoverato più volte in passato.
Proprio il giovane detenuto nella cella accanto a quella di Stefano Cucchi (citato anche dall'allora avvocato, Giorgio Domenico Rocca, nominato d'ufficio), durante la deposizione racconta di averlo sentito battere a lungo alla porta chiedendo del metadone. Dopo circa un'ora, secondo quanto riferito dall'allora detenuto, gli agenti della Polizia penitenziaria hanno aperto la finestrella della cella, per chiedere "cosa gli serviva - racconta ancora - lui rispose che voleva il metadone, che gli avevano tolto la terapia. Poi lo portarono in udienza e in cella Cucchi non tornò più".
Tra le testimonianze previste per oggi, anche quella di Luciano Pagliari, direttore del dipartimento di emergenza dell'ospedale Figlie di San Camillo. In particolare il medico rivela che dal 2000 e fino al 2009, anno in cui poi è morto, Stefano Cucchi andò al pronto soccorso dell'ospedale romano circa 20 volte.
"Un giovane dal vissuto complicato - ricorda di lui Pagliari - La tipologia è chiara: si tratta di persone con scarsa capacità di autocontrollo con tendenza alla violenza".
Pagliari, poi, racconta l'incontro personale con Cucchi che, secondo quanto riferito, è avvenuto una sola volta "nel luglio 2009. In genere lui arrivava la notte, ricordo che una volta uno dei miei medici fu costretto a far intervenire la pubblica sicurezza a causa dei comportamenti violenti. Cucchi ha sempre rifiutato le terapie e le indagini mediche - aggiunge - Quasi sempre si allontanò dall'ospedale senza essere regolarmente dimesso. Chiedeva farmaci che aggiunti a quelli che assumeva aiutassero il suo percorso sofferto. Da cartelle cliniche era definito paziente epilettico che mescolava medicine in maniera bizzarra e pericolosa".
Le persone imputate nel processo per la morte di Stefano Cucchi sono dodici: i sei medici che ebbero in cura il giovane (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti), tre infermieri (Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe) e tre agenti della polizia penitenziaria (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici). Secondo l'accusa, rappresentata dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, Stefano Cucchi è stato picchiato nelle camere di sicurezza del Tribunale in attesa dell'udienza di convalida. A nulla valsero le sue richieste di farmaci, mentre in ospedale fu reso incapace di provvedere a se stesso e lasciato senza assistenza, tanto da portarlo alla morte. La prossima udienza si terrà il 22 giugno e sono attesi altri 10 testimoni.