Sarà molto lunga e dettagliata la relazione che il Segretario Generale del sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria presenterà al Capo del Dipartimento tonta sulla gravissima situazione che si vive nelle carceri pugliesi. Nel "tour de force" che ha portato il segretario Capece nei più grandi penitenziari della Regione (Lecce, Brindisi, Taranto, Foggia, Trani, Turi, Bari) è stato ancora una volta preso atto che il problema carceri non può essere più essere nascosto.
Ormai la situazione di malessere, di diritti violati, di disagio attraversano tutti i penitenziari pugliesi e potrebbero esplodere con effetti devastanti per tutti, da un giorno all'altro. Primo tra tutti bisogna risolvere il problema del sovraffollamento dei detenuti che ormai supera le 4.500 presenze a fronte di circa 2.300 posti disponibili, ove si supera il 100% della capienza regolamentare. Chi è entrato nelle case circondariali della Puglia ha visto celle chiuse
poiché ci piove dentro, detenuti stipati in quattro dove si è no c'è ne possono essere due, letti a castello che arrivano a quattro uno sull'altro. A ciò come più volte denunciato fa da contraltare, la fatiscenza delle strutture che contribuisce a rendere ancora più pietosa la condizione igienico sanitaria in cui vivono i detenuti e chi li controlla. Sempre più grave si fa la situazione degli organici della Polizia Penitenziaria che si riducono a causa dei pensionamenti e delle malattie che aumentano sempre di più, senza che nessuno pensa di reintegrarli.
In Puglia per portare la situazione a livelli accettabili di vivibilità e lavoro necessitano almeno 500 poliziotti penitenziari. In questo contesto, ricorda il segretario regionale del Sappe Filippo Pilagatti, la Costituzione Italiana viene calpestata poiché non si riscontrano segni di rieducazione dei detenuti, senza parlare della negazione del diritto alla salute.
Le carceri pugliesi sono piene di gente che in carcere non dovrebbe starci; tossicodipendenti, malati psichiatrici, detenuti affettati da gravi patologie, in una situazione infernale che fa comodo a tutti politici, mentre gli amministratori chiudono gli occhi per far finta che il problema non esiste. Ormai il carcere non è più privazione della libertà, ma è anche negazione del diritto ad avere una propria dignità.
I dati che i sindacalisti autonomi riferiranno al Capo del Dap parlano di un 35% di tossicodipendenti rinchiusi nelle carceri pugliesi e di Istituti come Foggia, Lecce e Taranto che hanno superato il 100% dei posti, arrivando a Bari che ha superato il 150% dei posti disponibili (200 posti e 500 detenuti).
Ritornando poi al caso del detenuto Carlo Saturno, deceduto al Policlinico di Bari dopo essere stato rinchiuso nel carcere di Bari, si vorrebbe contestare alla Polizia Penitenziaria l'istigazione al suicidio, dimenticando che nei fatti, con questa organizzazione delle carceri e con questa vita infernale in cui sono costretti i detenuti, l'istigazione al suicidio è una realtà concreta ed i colpevoli sono gli amministratori regionali che negano il diritto alla salute, i politici nazionali, il governo, il presidente della Repubblica, poiché oltre alle belle parole, nessuno fa niente. Tutto ciò, chiosano ancora i responsabili Sappe, mentre la gente in carcere, tantissimi innocenti, muore spiritualmente ed in qualche caso anche fisicamente.
"Fortunatamente gli accertamenti compiuti dalla Magistratura stanno facendo giustizia di una serie di cattiverie e diffamazioni poste in essere da chi molto probabilmente, alla fine della vicenda, potrebbe rendere conto delle proprie affermazioni", si sfoga ancora Pilagatti, dopo che l'altro ieri il capo dell'Ufficio ispettivo del Dap si è potuto rendere conto di persona di cosa sia avvenuto nella giornata del 30 marzo, quando avvennero i fatti che condussero alla tragica vicenda Saturno nel carcere di Bari.
Il Sappe, infine, si augura che si apra una nuova fase in cui la politica pensi in maniera seria e coraggiosa a riforme che possano ridare al carcere la sua funzione. E cioè far scontare in maniera anche dura la pena per chi sbaglia, ma consentire a chi per sbaglio o per altro ha commesso un reato di ritornare a far parte della società. Se una Nazione si vede anche dalle condizioni in cui sono le carceri, sicuramente l'Italia è un paese da Terzo Mondo.