I sindacati di Polizia Penitenziaria, in maniera unitaria, sono costretti scendere in campo per fermare le gravissime, infondate e diffamanti notizie che imperversano (ormai giornalmente) su taluni giornali quotidiani e durante servizi televisivi su reti nazionali nei confronti dei colleghi poliziotti in servizio presso il Carcere di Bari, che colpiscono e denigrano, oltre ai singoli poliziotti baresi, l'intero Corpo di Polizia Penitenziaria.
Il fatto scatenante è il tentativo di suicidio in "cella" di un detenuto, poi morto in Ospedale dopo otto giorni di coma e le successive insistenti, insensate e diffamanti affermazioni fatte da incauti giornalisti.
Il caso su cui sta scrupolosamente indagando la Magistratura con l'ausilio di un pool di investigatori dell'Arma dei Carabinieri, pur nella sua drammaticità, è semplice e lineare, tuttavia la spasmodica ricerca di scoop giornalistici e televisivi ha probabilmente contribuito al superamento del limite tra il legittimo dovere d'informazione e vere e proprie diffamazioni. A ciò, immancabilmente, si è aggiunta la smania di apparire di noti politici della Regione, i quali, senza prestare alcuna - doverosa - cautela e rispetto nei confronti dei poliziotti baresi e delle istituzioni che loro stessi rappresentano, hanno contribuito a dare maggiore visibilità e risalto alla triste vicenda, oltreché alimentare i dubbi e le incertezze.
Come innanzi accennato il "Caso Saturno" è semplice e lineare, senza responsabilità alcuna nella morte del giovane da parte di poliziotti e/o del Personale Civile in servizio nel carcere del Capoluogo di Regione, attribuibile unicamente alla drammatica decisione del Saturno di togliersi la vita, così come chiarito dall'autopsia appena eseguita sul corpo del Saturno, che parrebbe attribuire il suo decesso inequivocabilmente ed esclusivamente al soffocamento da impiccagione.
Ciò posto, i Sindacato di Polizia penitenziaria dicono basta alle speculazioni medianiche in atto e preannunciano di aver - separatamente - conferito mandato ai loro legali di fiducia di valutare estremi di reità nelle illazioni e diffamazioni contenute in taluni articoli giornalistici e servizi televisivi, con avvertimento che in caso di esito positivo provvederanno a garantire tutela legale a quanti riterranno opportuno querelare i suddetti giornalisti e le rispettive testate editoriali per essersi sentiti parte lesa, nonché si costituiranno in tali giudizi parte civile.