Rete Invibili - Logo
caso Saturno; messinscena finita in tragedia? le indagini seguono una nuova pista
Francesca Russi
Fonte: La Repubblica, 12 aprile 2011
12 aprile 2011

Carlo Saturno non voleva suicidarsi, ma soltanto richiamare l'attenzione su di lui. Spunta una nuova ipotesi nelle indagini sulla morte del detenuto 22enne avvenuta nel carcere di Bari. Dai primi accertamenti compiuti dagli investigatori sembrerebbe infatti che il giovane non volesse farla finita davvero. Gli inquirenti hanno effettuato un sopralluogo nella cella in cui Saturno è stato trovato impiccato con un lenzuolo al letto a castello lo scorso 30 marzo e hanno notato che il corpo del giovane era proprio davanti al finestrino della cella.
Il 22enne probabilmente voleva farsi vedere. Voleva che qualcuno si accorgesse del gesto che stava facendo e lo fermasse. Altrimenti, riflettono gli investigatori, si sarebbe nascosto nella cella e dall'altro lato del letto. Voleva forse compiere l'ennesimo atto di autolesionismo ma non per morire. Solo per ricevere maggiori attenzioni. Come era già accaduto altre volte.
Il 17 novembre Saturno provò a suicidarsi tagliandosi le vene, ma infilò la lametta nella parte superiore delle braccia e non nei polsi. Proprio perché non aveva davvero intenzione di uccidersi. In quel caso infatti le lesioni che riuscì a procurarsi furono lievi e gli agenti di polizia penitenziaria lo bloccarono in tempo. Il 30 marzo però le cose sono andate diversamente. Quando Saturno è stato tirato giù dal letto, era già troppo tardi. I soccorsi da parte dei medici del carcere sono stati immediati, ma i minuti in cui il detenuto è rimasto senza respirare sono stati comunque fatali. Non ce l'ha fatta a rianimarlo il personale del 118, arrivato in carcere quando Saturno non respirava più già da mezz'ora.
I sanitari hanno dovuto intubarlo e trasportarlo al Policlinico di Bari nel reparto di Rianimazione. L'agonia di Saturno è durata sette giorni. Il suo cuore ha cessato di battere il 7 aprile. L'autopsia disposta dalla Procura di Bari e affidata al medico legale dell'Università di Bari, il professor Francesco Introna, ha confermato le cause del decesso: il 22enne è morto per asfissia a seguito del suicidio. Sul cadavere del ragazzo non sono stati trovati segni di lesioni recenti. All'esame autoptico sabato hanno partecipato anche i due consulenti di parte nominati dal legale della famiglia Saturno, l'avvocato Tania Rizzo. Si tratta del medico legale dell'Università di Foggia Margherita Neri e dello psichiatra salentino Elio Serra.
Le indagini affidate al sostituto procuratore Isabella Ginefra vanno avanti, ma al momento non ci sono indagati perché mancano "elementi di reità". Il reato ipotizzato, quello di istigazione al suicidio, rimane dunque contro ignoti. Sono stati già sentiti gli agenti di polizia penitenziaria e i medici del carcere come persone informate dei fatti. La dottoressa dell'infermeria, la prima a soccorrere Saturno dopo il litigio con le guardie avvenuto poche ore prima del suicidio, avrebbe spiegato al pm che il ragazzo non aveva subito alcuna lesione a seguito della colluttazione con il sovrintendente di polizia penitenziaria a cui aveva invece fratturato il polso.
Intanto i sindacati di polizia penitenziaria continuano a far sentire la loro voce. "Siamo certi che di suicidio si tratta. La magistratura sta indagando - spiega Eugenio Sarno della Uil - e la verità emergerà. Da questa storia si dovrà trarre insegnamento sulla necessità di aprire le porte delle galere alla libera informazione. Sollecitiamo il presidente Ionta a ritirare la circolare-bavaglio. Per abbattere le mura dei misteri, occorre abbattere i misteri di quelle mura".