I familiari si sono affidati a un legale. "Carlo stava pagando per i suoi errori, non meritava quella fine". "Vogliamo la verità, vogliamo scoprire chi ce l'ha ammazzato, vogliamo soltanto la verità". Grida e piange Anna Saturno, la sorella di Carlo, il detenuto 22enne che lo scorso 30 marzo, è stato trovato impiccato nella sua cella nel carcere di Bari.
È appena uscita al reparto di Rianimazione del Policlinico di Bari dove il giovane è ricoverato da una settimana con l'elettroencefalogramma piatto.
Che cosa pensa sia accaduto a suo fratello?
"È quello che vogliamo sapere. Vogliamo sapere cosa è successo in quella cella, è meglio che chi sa parli altrimenti andrà a finire molto male".
Lei non si è fatta un'idea? Suo fratello le aveva mai raccontato qualcosa di strano?
"Carlo mi diceva sempre di andarlo a trovare, mi diceva che mi voleva bene, lo avevo sentito pochi giorni prima, stavo rispondendo alla sua lettera quando ho avuto la notizia giovedì scorso. Mio fratello non era pazzo, era solo un ragazzo che aveva preso una strada sbagliata ma stava pagando per i suoi errori. Mio fratello non si è suicidato ma è stato ammazzato".
È stato trovato impiccato nella cella. Perché dice che è stato ammazzato?
"Lo hanno fatto morire. Sono degli assassini, si devono vergognare, non devono più uscire di casa. Quelli trattano i detenuti solo come delinquenti quando potrebbero essere i propri figli".
Chi sono quelli? Gli agenti di polizia penitenziaria?
"Sì".
Crede che lo picchiassero in carcere?
"Sicuramente, anche se lui mi diceva di stare tranquilla. Come accadeva a Lecce. Ora voglio sapere la verità. Voglio sapere di chi è la colpa. Voglio sapere perché al posto di educare, dato che a questo dovrebbe servire il carcere, facevano altro. Bisogna invece perdonare e rieducare. Se solo fossero stati loro figli".
Ora che pensate di fare?
"Vogliamo andare fino in fondo. Mio fratello non era un assassino, aveva solo sbagliato, ma stava scontando la sua pena e io adesso lo voglio vicino a me, voglio abbracciarlo, non lo voglio nella tomba, non voglio un fratello sotto terra. Ora sto pregando, ma i medici non ci hanno dato buone notizie. A questo punto non ci rimane altro che la verità. La verità e la giustizia".
L'ultima lettera: ho tanta paura, statemi vicino
"Non smetto mai di guardare la foto dove stiamo tutti insieme e mi viene da piangere perché ho tanta paura, non so quando vi posso riabbracciare, non so quando uscirò, non so niente e questo mi fa stare molto triste, non provo più un pizzico di felicità".
È datata 18 marzo l'ultima lettera che Carlo Saturno ha scritto dal carcere alla sorella Anna. Il giovane fa riferimento su quel pezzo di carta anche a un altro recente tentativo di suicidio. "Cara sorellina mi dispiace di averti fatto piangere, vedi che non mi sono tagliato tutto ma è stato un momento di crisi che sto passando tuttora". Il 22enne aveva infatti provato a tagliarsi le vene ma non ci era riuscito.
"Ti aspetto tanto, quando vieni? Scrivimi presto per favore, statemi vicino. Vieni presto per favore perché voglio vederti". Così si concludono le poche righe scritte dal giovane di Manduria alla sorella che adesso vive a Pulsano a pochi chilometri da Taranto. Dopo dodici giorni, il tentativo di suicidio.