Ha afferrato un bottiglia di detersivo, ha iniziato a bere, si è sentito male. Era il tardo pomeriggio di sabato, in via Corelli, all'interno del Centro per l'identificazione e l'espulsione per immigrati clandestini. Altri due "reclusi" avrebbero tentato di fare la stessa cosa, poco dopo, senza ingerire però la sostanza, se non in dosi minime.
Qualche ora dopo altri due immigrati hanno tentato di impiccarsi, uno in sala mensa, senza una reale volontà di uccidersi (sono i video delle telecamere di sicurezza interne a definire i contorni di un'azione che è sembrata molto più dimostrativa che reale). Poco dopo le due di notte infine un ragazzo egiziano è entrato in un bagno con un lenzuolo, se l'è stretto al collo, lo ha legato a una sbarra. I suoi compagni hanno chiamato i soccorsi. L'uomo è stato portato al Policlinico e tenuto in osservazione per un giorno, non è in pericolo di vita.
A colpire è stata la sequenza di episodi concentrati tutti in poche ore. Anche se non sembrano collegati tra di loro, né studiati per una sorta di rivolta. "Al momento la situazione sembra abbastanza tranquilla - spiega Alberto Bruno, commissario provinciale della Croce rossa, che gestisce la struttura di via Corelli - non ci sono condizioni di grave agitazione rispetto al passato".
Quella di bere detersivo è un'abitudine per alcuni "detenuti"; capita non di rado, a volte succede anche con delle batterie. L'obiettivo è quello di essere trasportati in ospedale e poi, da lì, avere una speranza in più di fuggire. Il caso di due giorni fa sembra rientrare più in questo contesto che in un tentativo di suicidio vero e proprio. Una spiegazione che potrebbe valere anche per il primo dei due uomini che ha tentato di impiccarsi. Era in sala mensa con altri, si è sfilato il maglione e se lo è stretto al collo, allacciandolo poi a una sbarra.
Le telecamere interne hanno ripreso la scena e prima della chiamata di soccorso si vedono altri immigrati scherzare con quello che poi avrebbe provato a impiccarsi. Un episodio che sembra quindi più un'azione di disturbo. Comunque distante dalle rivolte, almeno sei, che hanno agitato il Cie di via Corelli lo scorso anno e che sono in qualche caso servite per coprire qualche fuga. Sempre durante quelle rivolte, che a volte hanno portato a scontri con la polizia, ci sono stati pesanti danneggiamenti che per alcuni periodi hanno portato a ridurre la capienza della struttura.
Più serio invece il tentativo di impiccarsi in bagno da parte del ragazzo egiziano nelle prime ore della notte. Anche qui sono stati altri "detenuti" a chiamare i soccorsi. Pare che il giovane avesse problemi di depressione. Rivolte, proteste e tentativi di fuga si sono moltiplicati da quando la legge ha alzato da 2 a 6 mesi il tempo massimo di "detenzione" all'interno dei Cie.