Era già chiuso in cella quando sniffò l'ultima dose. Giuseppe Saladino morì su quella branda poco dopo aver messo piede in via Burla. Il supplemento di consulenza medico-legale richiesto dalla procura non lascia dubbi. Una dose d'eroina che molto probabilmente il ragazzo si portò in carcere quel 6 ottobre 2009 e che sfuggì alla perquisizione. Oppure, anche se l'ipotesi è parsa agli inquirenti meno fondata, una dose che qualcuno gli passò in cella. Comunque, un caso chiuso per la procura, che ha chiesto l'archiviazione del fascicolo. Una vicenda invece ancora tutta da esplorare, secondo i legali della famiglia, che nei giorni scorsi hanno depositato un'istanza di opposizione all'archiviazione.
"Abbiamo chiesto un supplemento di indagini", sottolinea Paolo Paglia, l'avvocato della sorella di Saladino che segue il caso insieme alla collega Letizia Tonoletti, legale della madre del ragazzo. "È certo, come è stato appurato dalla consulenza medico-legale, che il ragazzo ha assunto la droga in carcere, per cui - spiega Paglia - o non è stato perquisito bene al suo ingresso, oppure ha avuto modo di trovare la droga quando era già all'interno della struttura. In entrambi i casi potrebbero profilarsi delle negligenze da parte di chi doveva vigilare. Per questo abbiamo chiesto che si faccia un ulteriore approfondimento per accertare eventuali responsabilità".
Ma c'è anche una domanda, rileggendo gli atti, alla quale i difensori non sanno rispondere: se la droga è stata portata dall'esterno, che fine ha fatto la carta in cui era avvolta o il contenitore in cui poteva essere nascosta? "Non è mai stato trovato nulla - sottolinea Paglia - ma mi pare abbastanza improbabile che il ragazzo, dopo aver assunto la dose, si sia subito preoccupato di nascondere o distruggere l'involucro".
Uno degli interrogativi su quella sera. Uno dei punti da chiarire, secondo i difensori della famiglia, per ricostruire le ultime ore di vita di Saladino. Spetterà al gip decidere di mettere la parola fine sul caso, oppure aprire un altro capitolo dell'inchiesta. Nessuna opposizione, invece, da parte dei legali della famiglia alla richiesta di archiviazione presentata dalla procura per la fidanzata di Saladino, indagata perché in un primo tempo si era ipotizzato che avesse ceduto al ragazzo la dose fatale di eroina. "È verosimile che quel giorno siano andati insieme ad acquistare la droga - sottolinea Paglia - per questo riteniamo che l'archiviazione sia corretta".
Quel 6 ottobre, infatti, Saladino, che avrebbe dovuto rimanere in casa perché agli arresti domiciliari per furto, era uscito con la fidanzata. Poco meno di un'ora, ma tanto era bastato ai due per acquistare la droga. E a Saladino per essere rispedito in carcere. Verso le otto di sera, infatti, il ragazzo fu arrestato per evasione dai domiciliari. Durante la notte, secondo quanto aveva riferito il compagno di cella, Saladino non aveva manifestato alcun problema. Solo alle 6,45 il detenuto si era accorto che il ragazzo non respirava e aveva dato l'allarme. Sul corpo di Saladino non erano stati riscontrati segni di violenza. L'aveva ucciso l'eroina. Ma su quella morte non tutte le ombre si sarebbero dissolte.