Un detenuto egiziano di 66 anni, Mahmoud Tawfic, proveniente dalla libertà vigilata e tornato in carcere da due mesi, si è suicidato impiccandosi ieri sera nel carcere di Sulmona. Da inizio anno è il terzo suicidio in carcere, mentre altri 4 detenuti sono morti per "cause naturali".
Negli ultimi dieci anni nel carcere sulmonese sono morti 15 detenuti: quello di ieri sera è il 12° suicidio in quel lasso di tempo; l'anno scorso furono tre i detenuti a togliersi la vita nello stesso istituto penitenziario.
Un nuovo suicidio nel cosiddetto "Reparto Internati" del carcere di Sulmona. Formalmente si tratta di una "Casa di Lavoro", pensata per agevolare il recupero di quei condannati che, pur avendo terminato di scontare la pena, non vengono rimessi in libertà in quanto ritenuti "socialmente pericolosi". In realtà è un luogo di disperazione, dove gli "internati" restano rinchiusi per mesi ed anni senza processo e senza "fine pena" certo.
Sono 200 le persone che popolano questo Reparto, sovraffollato oltre ogni limite. Lo scorso anno tre internati si sono uccisi: Antonio Tammaro, di 28 anni, il 7 gennaio; Romano Iaria, di 54 anni, il 3 aprile; Raffaele Panariello, di 31 anni, il 24 agosto. Un quarto, Domenico Cardarelli, di 39 anni, è morto per cause "naturali" l'8 aprile 2010. In altre 14 situazioni (solo lo scorso anno) i detenuti hanno provato a uccidersi, ma sono stati salvati grazie al provvidenziale intervento degli agenti di polizia penitenziaria.
La Casa di Lavoro di Sulmona avrebbe una capienza di 75 posti: invece in celle di nove metri quadrati, concepite per un massimo di due persone, oggi sono in 4 - 5, con brande a castello e nessuno spazio per muoversi.
È l'unica struttura del genere considerata di "massima sicurezza", rimasta in funzione insieme a quella di Saliceta San Giuliano di Modena. Gli altri due istituti, a Castelfranco Emilia e Favignana, hanno smesso di svolgere la loro funzione di "recupero sociale". Così in due anni Sulmona ha visto quadruplicare il numero degli ospiti internati, saliti da 50 a 200.
Un carcere difficile quello di Sulmona, anche se in questi ultimi tempi il direttore Romice sta lottando duramente per migliorare le condizioni sia dei detenuti sia degli operatori che lavorano nella struttura. Nel recente passato ci sono stati anche suicidi "eccellenti", come quelli del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, o della direttrice Armida Miserere.
Mauro Nardella, Vicesegretario della Uil-Pa Penitenziari Abruzzo, riconosce l'impegno straordinario della direzione, ma lamenta una insufficienza di risorse economiche e di personale (sotto organico di almeno 60 unità), che può essere risolta solo a livello politico, cominciando col modificare le norme che oggi consentono l'internamento (senza processo e, quindi, senza reati accertati) degli ex detenuti, in base a una prognosi di "pericolosità sociale".
E sul versante politico una prima risposta arriva da Rita Bernardini, Deputato Radicale membro della Commissione Giustizia della Camera, che nel prossimo fine settimana tornerà a visitare il carcere di Sulmona, per verificarne le condizioni incontrando gli operatori penitenziari e i detenuti.
La cronaca del suicidio
Un detenuto egiziano di 66 anni si è ucciso impiccandosi nella sua cella, nel reparto internati del penitenziario peligno. Il detenuto era affetto da tempo da una forte depressione che aveva minato il suo equilibrio psichico.
Furti, rapine ed estorsioni che l'avevano costretto trascorrere molti anni dietro le sbarre. Ad agosto aveva ottenuto la libertà dopo aver finito di scontare la sua pena. Ma la lunga detenzione gli aveva procurato forti contraccolpi a livello psichico. Uscito dal carcere, ha cercato di rifarsi una vita trasferendosi a Roma ma nella capitale si sarebbe macchiato di nuovi reati tanto che lo scorso mese di dicembre è tornato nel carcere di Sulmona, questa volta da internato.
Proprio in seguito al comportamento assunto una volta uscito dal carcere, il giudice lo ha ritenuto socialmente pericoloso, condannandolo all'ulteriore pena della Casa di Lavoro. Erano quasi le 20 di ieri quando gli altri internati hanno lanciato l'allarme richiamando l'attenzione degli agenti di polizia penitenziaria in servizio in quel momento. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo, tanto che il medico del carcere intervenuto anche lui in soccorso dell'egiziano, non ha potuto far altro che constatarne il decesso. Sul posto sono accorsi anche gli agenti della scientifica del commissariato di via Sallustio per effettuare i rilievi del caso. Sembrerebbe che il detenuto sia impiccato alla grata della cella utilizzando un pezzo di lenzuola.
Sull'episodio sono state avviate due inchieste: la prima interna ordinata dal direttore del carcere Sergio Romice e l'altra avviata dal procuratore Federico De Siervo, il quale ha già fissato per oggi l'autopsia per accertare in maniera definitiva le cause che hanno portato alla morte del detenuto egiziano.
Domani l'autopsia
È stato fissato per domani pomeriggio l'esame autoptico sul corpo di Mahmoud Tawfic, il detenuto egiziano di 66 anni che si è suicidato nella tarda serata di ieri nella sua cella del reparto internati del carcere di Sulmona. Lo ha deciso il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sulmona, Federico De Siervo, che ha affidato l'esame all'anatomopatologo, Ildo Polidori.
Al medico legale è stato chiesto di accertare le cause che hanno portato al decesso del detenuto. Secondo il primo sopralluogo effettuato dalla polizia scientifica del commissariato di Sulmona, nella immediatezza del fatto, Mahmoud Tawfic, che era affetto da problemi psichici, si sarebbe impiccato alla grata della sua cella utilizzando un lembo del lenzuolo.
Il detenuto stava scontando un periodo di casa di lavoro che gli era stato assegnato dal giudice di Sorveglianza nel mese di dicembre perché ritenuto socialmente pericoloso. Il detenuto era uscito dal carcere nel giugno del 2010 dopo aver scontato una lunga pena, trascorsa proprio nel carcere di Sulmona.