4 decessi sono stati causati da "infarto", il quinto è stato un suicidio per impiccagione.
I detenuti muoiono con una frequenza 20 volte maggiore rispetto ai loro coetanei liberi.
Le carceri italiane sono affollate prevalentemente di persone giovani e, sempre più spesso, sono i giovani a morirvi: nei primi 10 giorni dell'anno 4 detenuti di età compresa tra i 28 e i 35 anni sono deceduti per cause naturali e 1 internato di 32 anni si è impiccato nell'Opg di Aversa.
Per "cause naturali", in assenza di indagini più approfondite (in 3 casi su 4 non è stata disposta l'autopsia), si intende semplicemente che il cuore di queste persone si è fermato.
Lo scorso anno per "cause naturali" sono morti 107 detenuti, la loro età media era di 39 anni: 73 casi sono stati archiviati senza alcuna ulteriore indagine, dopo che dalle ispezioni cadaveriche non erano risultati segni di violenza sui corpi, e classificati come "decessi causati da malattia".
Nei restanti 34 casi è stata avviata un'inchiesta giudiziaria, con ipotesi di reato di varia gravità (dalla omissione di atti d'ufficio, fino all'omicidio colposo) a carico di operatori sanitari e penitenziari, ma finora soltanto 7 procedimenti si sono conclusi e tutti con un "non luogo a procedere".
Ma qualunque sia l'esito delle indagini ancora in corso è inconfutabile il fatto che per un detenuto la probabilità di morire per "cause naturali" sia molto più elevata che non per un coetaneo libero. Un importante riscontro in questo senso viene dall'Istat (Annuario statistico italiano 2009 - Mortalità per malattie cardiocircolatorie): nella popolazione italiana la frequenza è di 33 decessi ogni 10mila persone, ma negli "under 35" è di 0,65 su 10mila.
Se in carcere valesse la stessa probabilità statistica le morti per "infarto" e simili cause sarebbero non più di 3 - 4 ogni anno, cifre che invece si sono già raggiunte in poco più di una settimana...
L'evidenza che si ricava anche dalle statistiche degli ultimi 10 anni (1.740 decessi) è che i detenuti muoiono con una frequenza 20 volte maggiore rispetto ai loro coetanei liberi, sia per suicidio, sia per "cause naturali".
Questo accade per vari motivi: la popolazione detenuta è mediamente meno in salute di quella libera; la detenzione causa di per sé un aumento dei fattori di rischio per quanto riguarda le malattie nervose, cardiocircolatorie, infettive, respiratorie, etc.; la condizione di vita nelle celle caratterizzata da sovraffollamento, precarie condizioni igieniche, sedentarietà forzata, aggiunge ulteriori elementi patogeni, e così via.
Va anche detto che negli ultimi anni c'è stata una notevole riduzione delle risorse economiche destinate al sistema penitenziario. Complessivamente dal 2008 al 2010 i "tagli" sono stati del 30% e, visto che gli stipendi per il personale penitenziario non possono essere ridotti, i risparmi hanno riguardato la manutenzione e la pulizia dei fabbricati, ma anche il mantenimento e l'assistenza sanitaria dei detenuti.
Una denuncia in questo senso viene oggi anche dalla Uil-Pa Penitenziari e riguarda il vitto per i detenuti. "La media nazionale, in base ai vari contratti di appalto, determina che per garantire il vitto (colazione, pranzo e cena) alla popolazione detenuta occorrono 4,15 € al giorno pro-capite. Stimando una presenza di 68mila detenuti, occorrerebbero circa 106 milioni di euro. Al Dap, invece, sono stati assegnati 85,3milioni (da cui occorre detrarre circa 6 milioni, necessari per gli interventi di manutenzione ed acquisto di materiali per le pulizie delle cucine). Ne consegue che, a finanziamenti inalterati, i contratti di appalto non saranno rispettati e la quota pro-capite per il vitto giornaliero (colazione, pranzo e cena) scenderebbe a 3,18 €.....".
Su questa ultima cifra bisogna soffermarsi: 3,18 € al giorno, per garantire il vitto completo a un detenuto! Il costo di 3 tazzine di caffè in un bar... e poi siamo a chiederci come mai in carcere sia così difficile conservare la salute...
Le morti da inizio anno
Salvatore Morelli, 35 anni viene trovato morto all'alba del primo giorno del 2011 nella sua cella nel carcere di "Borgo San Nicola", a Lecce. A stroncargli la vita un infarto. L'uomo era cardiopatico ed obeso.
S.H., detenuto marocchino di 35 anni, muore nel pomeriggio del 3 gennaio durante la corsa in autoambulanza, dal carcere "Cavadonna" di Siracusa verso l'ospedale. Il sostituto procuratore Claudia D'Alitto decide di non disporre l'autopsia sul corpo dell'uomo, dopo che i medici dell'ospedale hanno comunicato che si trattava di una morte naturale.
Massimo B., trentaduenne originario di Roma, si suicida la mattina del 5 gennaio stringendosi un lenzuolo intorno al collo in uno dei bagni dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa: era stato trasferito ad agosto presso il "Filippo Saporito", proveniente dall'Opg di Montelupo fiorentino, con una misura di sicurezza provvisoria.
Lo spesso giorno Yuri Attinà, livornese, 28 anni, muore nel carcere "Le Sughere" di Livorno. Sul suo corpo non sono stati riscontrati segni di violenza: a ucciderlo sarebbe un arresto cardiaco causato dalla inalazione di gas.
La sera di domenica 9 gennaio, sera intorno alle 22.30, Brahim Macher, detenuto tunisino di 32 anni, muore nella Casa di Reclusione "Felicina" di Saluzzo. Il giovane, che avrebbe compiuto 33 anni a novembre, era ristretto in regime ordinario. Un arresto cardio-circolatorio l'ha colpito senza lasciargli scampo, vani anche i tentativi di rianimazione praticati dall'equipe del 118 intervenuta all'interno della struttura carceraria.