Rete Invibili - Logo
Livorno: fuori dal carcere una grande folla chiede "verità per Yuri"
Fonte: Il Tirreno, 10 gennaio 2011
10 gennaio 2011

Un mazzo di rose bianche all'ingresso del carcere, cori contro gli agenti, petardi, fumogeni e tanto sdegno. Sono solo alcune delle immagini della manifestazione organizzata ieri pomeriggio dal comitato "Verità per Yuri" davanti alle Sughere.
Il caso Attinà riaccende i riflettori sul carcere livornese: oltre una quindicina tra decessi e suicidi in appena dieci anni. Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi (scomparso tra quelle stesse mura nel 2003) è intervenuta per portare conforto e solidarietà ai familiari: "Quando ho appreso la notizia mi è sembrato di rivivere quei momenti. Mio figlio che stava bene, poi la morte. Un arresto cardiaco, mi dicono. Ma i compagni di cella dormivano, non hanno visto nulla". Le fa eco Cira Antignano, madre del viareggino Daniele Franceschi, morto in un carcere francese: "Tutto questo è desolante, significa che non è cambiato niente". È ancora presto - dicono i familiari e gli amici - per fare congetture. Certo è, che la versione del malore non convince Donatella, la sorella del giovane: "Chi lo conosceva sa che Yuri era un ragazzone robusto. Aveva avuto dei problemi di tossicodipendenza, ma non era malato. In carcere, paradossalmente, ci sembrava quasi sicuro, lontano dalla droga. E invece...".
Il corteo si è poi spostato sotto gli alloggi dei detenuti per testimoniare tutta la solidarietà a chi "subisce gli effetti del sovraffollamento carcerario". "Basta col fatalismo e la retorica - dice Omar Franconi, uno dei promotori dell'iniziativa - c'è una responsabilità morale e politica di tutta la città verso chi muore o si suicida in cella. Continueremo a fare pressione sul garante, Marco Solimano, che può avere accesso agli atti". Tanta la rabbia e la voglia di risposte per questa ennesima morte. "I livornesi - ironizzano in modo amaro al microfono - sono a loro insaputa un popolo di cardiopatici, ma lo scoprono solo dopo essere entrati alle Sughere".


Il penitenziario è secondo in Italia per tentati suicidi


Il carcere delle Sughere è al secondo posto fra le strutture penitenziarie di tutta Italia per numero di tentativi di suicidio: ben 47 nell'arco dei dodici mesi dello scorso anno. A dirlo sono i dati diffusi dal sindacato Uil - Pa Penitenziari: la casa circondariale livornese è superata d'un soffio solo da Lecce (che ne ha fatti registrare 48): ma dei tentativi dei detenuti di farla finita se ne contano più qui da noi che nel carcere di Poggioreale a Napoli (37) o in quello di Rebibbia a Roma (30).
Le statistiche diffuse dal sindacato segnalano che nello scorso anno in tutte le carceri italiani 66 detenuti si sono tolti la vita e 1.134 hanno tentato il suicidio, altri 173 sono morti per cause naturali. Negli ultimi dieci anni si sono avuti in carcere 626 suicidi e 8.702 tentativi di suicidio. Secondo la Uil - Pa Penitenziari, al 31 dicembre scorso nel carcere livornese erano presenti 467 detenuti, il 64,4% in più rispetto alla capienza prevista (284). Nei pochissimi giorni dall'inizio dell'anno a oggi si è avuto già il segnale di una annata partita sotto i peggiori auspici all'interno delle mura dei penitenziari: parola del leader nazionale della Uil-Pa Penitenziari, Eugenio Sarno: in poco più di una settimana "dobbiamo già registrare tre morti per cause naturali a Lecce, Frosinone e Livorno (ma probabilmente correlate allo stato detentivo), un suicidio all'Opg di Aversa e diversi momenti di violenza con la rissa di Porto Azzurro a fare da capofila".