"Ci hanno detto che è morto per un malore, ma Yuri era sanissimo, un ragazzone alto, senza problemi di salute. Andremo avanti fino in fondo perché in questa storia vogliamo vederci chiaro". La storia di cui parla Valentina è quella di Yuri Attinà, il ventottenne livornese che mercoledì pomeriggio è morto in una cella del carcere delle Sughere.
Valentina Marchetti è la nipote di Yuri, figlia di sua sorella. Loro sono gli unici parenti che erano rimasti al ragazzo visto che la madre è morta quando lui era piccolo e del padre si sono perse le tracce. Il ragazzo era recluso alle Sughere da un mese, da quando era diventata definitiva la pena di due anni e mezzo per una serie di scippi ad alcune donne, messi a segno con un altro livornese nella primavera del 2009.
Dopo la morte di Yuri - secondo quanto i detenuti hanno raccontato a Marco Solimano, garante per i diritti dei carcerati di Livorno - ieri è scattata la protesta dei compagni che hanno sbattuto oggetti contro le inferriate delle celle. I detenuti hanno anche raccontato che il malore del giovane potrebbe essere stato causato dall'inalazione di una bomboletta spray. Erano stati alcuni detenuti a portare a braccia il giovane all'ambulatorio dopo un primo intervento di un'infermiera che si trovava nella sezione.
Non era la prima volta che Yuri aveva a che fare con la giustizia, le forze dell'ordine lo conoscevano già per furti e reati legati alla droga. Quella droga che aveva segnato la vita del giovane. "Negli ultimi tempi stava molto meglio - spiega ancora la nipote - ed era in attesa di entrare in comunità".
Mercoledì il decesso. Si è parlato di infarto, ma la famiglia non crede a questa versione dei fatti. Attinà era in cella insieme a due compagni. "Dicono che i due si fossero addormentati - racconta la nipote - e che sono stati svegliati da un tonfo. Ci hanno raccontato che il corpo di mio zio è stato trovato a terra, che hanno provato a rianimarlo ma non c'è stato niente da fare".
Il racconto non convince Valentina. "Quello che sappiamo - conclude la ragazza - è che Yuri stava bene. Aveva problemi di tossicodipendenza, è vero, ma non era malato. È impossibile che un ragazzo di ventotto anni muoia così". La famiglia di Attinà, sul cui corpo verrà effettuata l'autopsia, ha già contattato un legale di Pisa per fare chiarezza sul decesso.
Ieri pomeriggio il senatore del Pd Marco Filippi e Marco Solimano, garante dei detenuti per Livorno, hanno effettuato una visita alla struttura. Intanto gli amici di Yuri hanno appeso uno striscione sulle recinzioni del carcere, davanti al quale per domani hanno organizzato una manifestazione contro le morti in cella: parteciperanno la madre di Marcello Lonzi, morto nella casa circondariale di Livorno nel 2003, e quella del viareggino Daniele Franceschi, morto l'estate scorsa nel carcere francese di Grasse.