I detenuti di 41, 31 e 24 anni si sono tolti la vita a L'Aquila, Como e Genova. Sarno (Uil Pa). "È l'ennesimo fatto drammatico che testimonia ancora una volta l'urgente necessità di intervenire sull'organizzazione e la gestione delle carceri".
Tre persone si sono tolte la vita in meno di 48 ore nelle carceri italiane, portando così a 65 il numero di detenuti che, nel corso del 2010, si sono suicidati. Pietro Salvatore Mollo, 41 anni, detenuto in regime "duro" (41 bis) nel super carcere "Le Costarelle" di Preturo (Aquila), si è impiccato sabato pomeriggio a una delle inferiate della sua cella. Sempre nella mattinata di sabato, nel carcere "Bassone" di Como, si è tolto la vita Carlo Carroccia, 31 anni, in carcere da settembre per una scontare una condanna legata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. L'uomo si è suicidato mettendosi sulla testa un sacchetto di plastica.
Domenica sera, intorno alle 20, Marco Fiori (24 anni) si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo, all'interno del bagno della sua cella, nel reparto "protetti" del carcere di Genova Pontedecimo. "Fiori aveva già tentato il suicidio. Ed era ristretto nella stessa cella di Fabrizio Bruzzone, l'ex maresciallo dei Carabinieri salvato in extremis da un tentato suicidio venerdì sera dagli agenti", spiega Eugenio Sarno, segretario generale della Uil - Pa Penitenziari.
"È l'ennesimo fatto drammatico che testimonia ancora una volta l'urgente necessità di intervenire sull'organizzazione e la gestione delle carceri, dove il numero esorbitante dei detenuti ricade pericolosamente sulle condizioni lavorative degli agenti di polizia", sottolinea il segretario della Uil - Pa.
La situazione del carcere di Genova Pontedecimo è particolarmente critica: "Circa 180 persone sono ammassate in spazi pensati per ospitarne la metà". denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria). Per questo motivo il sindacato chiede "provvedimenti deflattivi efficaci, che non restino sulla carta. Occorre una riforma profonda del sistema penitenziario - spiega Capace - con la depenalizzazione di alcuni reati e l'introduzione di più misure alternative. Il carcere non può essere una discarica sociale". E il numero di detenuti che si tolgono la vita potrebbe essere molto più alto "se non fosse per il lavoro degli agenti che, in media, sventano ogni mese dieci tentativi di suicidio - conclude il segretario del Sappe. La percentuale stessa di suicidi in carcere in questi ultimi anni è attestato attorno ad un tasso del 9% calcolato su 10 mila detenuti, tasso che nel periodo 1997 - 2001 fluttuava invece tra il 10 ed il 12,5%".