La vittima è Saidou Gadiaga, fermato venerdì notte senza permesso di soggiorno. Aveva 36 anni. L'uomo si è sentito male nella cella di sicurezza ieri mattina Inutile corsa in ambulanza al Civile È stata aperta un'inchiesta.
Venerdì notte è salito su un'auto dei carabinieri per essere portato nella cella di sicurezza della caserma di piazza Tebaldo Brusato: pensava di uscirne, da clandestino già espulso, solo per essere processato per direttissima ed essere accompagnato al confine.
Invece ieri mattina Saidou Gadiaga, 36 anni, cittadino del Senegal, ha lasciato a sirene spiegate piazza Tebaldo Brusato: ad attenderlo una breve, ultima, disperata corsa verso il Civile. Pochi minuti, le cure che non sono bastate, il decesso poco prima delle 9. Due ore dopo il malore che lo aveva colpito nella struttura dei carabinieri.
Dopo l'arresto nella notte tra venerdì e sabato, nell'ambito di una serie di controlli sul territorio, Gadiaga era stato accompagnato in cella di sicurezza. Necessario, dal momento che era privo di documenti, attendere l'esito della segnalazione Afis per stabilirne l'identità e la sua posizione sul territorio italiano. Nel tardo pomeriggio di sabato da Roma il risultato arriva fino a Brescia: il senegalese, 36 anni, è risultato essere irregolare sul territorio italiano e colpito, solo qualche mese fa, da un decreto di espulsioni emesso dalla questura cittadina.
In casi del genere, la prassi è sempre la stessa: processo per direttissima prima dell'espulsione "forzata" dal territorio; questa mattina, attorno alle 11, si sarebbe dovuto presentare davanti al giudice per sentirsi raccontare un futuro che probabilmente già conosceva, sia per coscienza personale, sia per sentito dire da tanti connazionali con cui in Italia ha condiviso sogni, esperienze, speranze e delusioni prossima a naufragare dopo il secondo fermo imposto dalle forze dell'ordine per la propria clandestinità.
L'altra sera, secondo quanto si apprende dal comando dei carabinieri, il senegalese godeva di ottima salute: ha regolarmente cenato e ha passato la notte nella cella di sicurezza senza accusare alcun problema. Niente che potesse lasciare presagire un epilogo così rapido e così imprevedibile.
Ieri, attorno alle 6.30, la tragica svolta: Gadiaga rivela di non sentirsi bene e attira l'attenzione dei militari, che cercano di capire quale possa essere il problema. Bastano pochi minuti per capire che la situazione è grave: l'uomo si accascia al suolo, grida, dice di aver bisogno urgente di un medico. Immediatamente scatta la chiamata al 118, che in pochissimi minuti manda un'ambulanza. I medici arrivano alle 7.50 e ripartono in pochissimi minuti. Al Civile provano, invano, a salvargli la vita. Alle 8.45 viene constatato il decesso del cittadino senegalese.
Sulla morte dell'immigrato è stata aperta ufficialmente un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica: il pm Francesco Piantoni ha disposto l'autopsia sul corpo di Gadiaga per stabilire esattamente cosa possa essere stato a causare il peggioramento e la conseguente morte dell'uomo. La sensazione è che si possa trattare di un decesso dovuto a una patologia pregressa, anche se al momento non si esclude alcuna ipotesi. Per questo servirà far luce su quanto accaduto nelle ore che venerdì hanno preceduto il fermo del senegalese. Forse lì si nasconde la causa della morte.
Solamente dopo aver risolto ogni dubbio, le autorità italiane si metteranno in contatto con il consolato senegalese in Italia per mettere in moto la procedura per il rimpatrio della salma nello Stato africano. Nel frattempo, passeranno sicuramente parecchi giorni: necessari a rispondere a ogni domanda su una morte avvenuta in circostanze anomale.