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Morte per asma di un migrante in una cella dell'Arma di Brescia
Francesco Ruggeri
Fonte: Liberazione, 14 dicembre 2010
14 dicembre 2010

La versione ufficiale dice che Elhdy sia morto d'asma dopo un malore che lo ha colto in una camera di sicurezza di una stazione dei carabinieri. Comunque ad ammazzarlo è stata la stessa aria che ieri ha rinchiuso Noureddine nel Cie di Modena. L'aria velenosa di Brescia.
Elhdy Seyou Gaidaga aveva 36 anni. Era uno dei clandestini di ritorno. Così si dice per chi perde il permesso di soggiorno a causa della perdita del lavoro. Dopo quindici anni di vita a Brescia è stato fermato per inottemperanza a un foglio d'espulsione. «Se fosse stato libero non sarebbe morto per un attacco d'asma. Ammesso e non concesso che sia davvero morto per asma», dice Umberto Gobbi, dell'associazione Diritti per tutti che ieri pomeriggio ha condotto una conferenza stampa con varie voci della comunità senegalese. «Questa legge, la Bossi-Fini, e il pacchetto sicurezza rendono reato il solo fatto di esistere». L'avevano pescato venerdì durante i controlli a tappeto per scoraggiare la partecipazione alla manifestazione del giorno dopo, sulla scia della mobilitazione suscitata dal presidio della gru. In cella con lui, si sa, c'erano altre quattro persone nate in Africa.
Le ultime due persone che lo hanno visto vivo possono testimoniare che non era un pericolo per la sicurezza dei bresciani. E che stava bene. Il luogotenente dell'Arma ha incontrato alcuni membri della comunità senegalese per far leggere loro il fax spedito al consolato. La versione ufficiale dice che alle 8 di domenica mattina s'è sentito male in cella. «Veniva subito richiesto l'intervento dell'ambulanza del 118 che intervenuta sul posto e constatata la gravità del caso, provvedeva a ricoverarlo presso l'ospedale civile. Alle 8.41 decedeva».
La domanda alla città per tutti è la stessa: la verità, piena luce su tutti i passaggi di questa vicenda. A che ora il malore. A che ora sono stati chiamati i soccorsi. Se sono stati tempestivi. Se sia stata adeguata l'assistenza sanitaria. «Come mai l'autorità che l'aveva in custodia non è stata in grado di garantire la sua vita. Forse se non fosse stato un immigrato povero sarebbe ancora vivo».
«Brescia in questi giorni è una cosa incredibile», ripetono le voci delle associazioni, della comunità, del sindacato. Spiegano che Brescia è la città della «caccia al negro». Una città blindata. «Vediamo ovunque le armi della polizia, dalla Stazione al Carmine». Un altro dice: «Non puoi bussare mezz'ora e pestare la porta per avere aiuto». Davvero: quanto tempo è passato tra le richieste d'aiuto e l'arrivo dei soccorsi? Ma a nessuno sfugge il nodo: «Il problema è quella dannata normativa cui debbono sottostare i migranti. E chi governa questa città ha deciso di farne una bandiera contro chi ha solo la colpa di aver scelto di vivere qui. Questa è stata la condanna di Elhdy». «Anche chi sta solo a guardare è responsabile - prende la parola un altro migrante - Brescia, 22 anni che ci vivo, non era così». «Abbiamo pranzato insieme - racconta un suo amico - era proprio tranquillo, mi parla tutti i giorni (parla al presente come se rifiutasse l'idea che non ci sia più, ndr), sono incazzato bianco e voglio fare del mio meglio per risolvere questo problema. Aveva sempre la pompetta per l'asma, perché l'hanno portato in cella? Ho un bambino con l'asma so cosa vuol dire». Ora c'è un comitato di crisi che proverà a seguire le tappe dell'iter giudiziario, che già ha accolto i familiari del ragazzo. «Non si può morire d'asma a Brescia nel 2010, dicono che è morto all'ospedale sono tutte cose da verificare». La lunga lista dei casi di malapolizia - da Aldrovandi a Cucchi, da Bianzino a Uva - rende più che leciti i dubbi della comunità senegalese e del movimento bresciano che, ieri mattina, s'è trovato di fronte all'arresto di Noureddine, un ragazzo del Marocco molto conosciuto per il suo attivismo nel volontariato ma a cui è stato respinta la domanda di sanatoria perché anche lui, una volta, è stato condannato per inottemperanza ad un ordine di espulsione del questore.
Dopo un presidio all'esterno della questura di Brescia nel pomeriggio, decine di antirazzisti si sta spostando in centro, mentre Liberazione va in stampa, nella piazza antistante la chiesa di San Faustino, per protestare contro il fermo e la detenzione di Nourredine.