Si chiamava Raffaele Ferrantino e aveva 41 anni. Si è impiccato trasformando i lembi dei suoi pantaloni in un cappio. Aveva mostrato già evidenti segni di disagio psichico tentando di darsi fuoco e incendiando la cella che lo ospitava. Il sovraffollamento nei penitenziari e il non rispetto oggettivo della Costituzione sul trattamento dei reclusi. La denuncia arriva dal sito di Ristretti Orizzonti.
Si chiamava Raffaele Ferrantino il detenuto suicida numero 59 che si è impiccato l'altra notte nella sua cella nel carcere di Foggia, trasformando i lembi dei suoi pantaloni in un cappio. Aveva 41 anni ed era stato arrestato lunedì scorso avendo dato evidenti segni di disagio psichico, dopo essere stato sorpreso mentre prendeva a calci la parta di casa di un parente. All'arrivo dei carabinieri, si era poi scagliato anche contro di loro. Ferrantino aveva manifestato i suoi problemi anche il giorno prima di morire, quando aveva tentato di uccidersi incendiando la cella che lo ospitava. Solo il pronto intervento della polizia penitenziaria aveva evitato conseguenze gravi. Lo avevano messo al riparo, spostandolo in un'altra cella priva di qualunque suppellettile o altro, che potesse usare per farsi del male.
A Palmi (Rc) il sessantesimo suicidio
Alle prime luci dell'alba di ieri un altro uomo si è suicidato in carcere; si tratta di Antonio Gaetano, di 46 anni, impiccatosi alle sbarre della finestra coi lacci delle scarpe. L'uomo si trovava in isolamento in seguito ad un diverbio con un altro detenuto. Gaetano si trovava in carcere dal maggio scorso quando gli era stata notificata una ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di associazione mafiosa; era infatti considerato l'armiere del clan Nicoscia, federato con la cosca Grande di Curto, e difatti nell'ambito dell'operazione Pandora, che aveva fatto luce sulla guerra di mafia di Isola, era stato trovato in possesso di un vero e proprio arsenale, custodito in un casolare di sua proprietà. Sono però ignote le cause del gesto, tra l'altro aveva chiesto di essere giudicato col rito abbreviato per cui l'ipotesi di una sua incarcerazione a vita era molto lontana.
Dure le parole del vice segretario regionale del sindacato Osapp, Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria, Maurizio Policaro che ha commentato la vicenda: "Quel carcere, afferma, continua ad essere abbandonato a se stesso. Più volte questa O.S. ha chiesto interventi da parte del Provveditore Regionale che continua ad ignorare quanto denunciatogli; in primis la nota carenza di personale. Più volte è stata richiesta l'attenzione dell'Amministrazione Centrale e Regionale, ma il Dap ha ben pensato che con l'ultima mobilità nazionale, con la quale verranno effettuati 517 trasferimenti degli appartenenti al ruolo Agenti-Assistenti, nessuna unità di Polizia Penitenziaria debba essere assegnata a quell'Istituto che continua a "soffrire" sacrifici dai propri operatori costretti a svolgere ininterrottamente doppi turni di servizio, continuando ad accantonare ore di straordinario che non vengono retribuite e che vanno ad aggiungersi a quel "dimenticatoio" relativo alle ferie da fruire dall'anno 2006 ad oggi".
Ma la Costituzione?
La denuncia arriva dal sito di Ristretti Orizzonti, che riporta quasi quotidianamente, come in una sorta di drammatica cronaca in diretta, il clima che si respira oltre le sbarre delle carceri italiane. Uno strumento d'informazione che contiene i dati raccolti dall'Osservatorio permanente sulle morti nei penitenziari composto da Radicali Italiani e le Associazioni "Il Detenuto Ignoto", "Antigone", "Buon Diritto", la redazione "Radiocarcere", oltre alla redazione di "Ristretti Orizzonti".
È la denuncia continua dell'estrema disperazione vissuta da migliaia di persone, costrette a scontare una pena, nella maggior parte dei casi, prima ancora di essere condannati, ma soprattutto in condizioni di sovraffollamento (ormai il numero complessivo è vicino a 70 mila, in uno spazio per 43 mila) che nulla hanno a che vedere con il 3° comma dell'articolo 27 della Costituzione: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
Con quest'ultimo caso salgono a 6 i detenuti suicidi nelle carceri pugliesi nel 2010 (2 a Foggia, 2 a Lecce, 1 a Brindisi e 1 ad Altamura, mentre a livello nazionale da inizio anno 60 detenuti si sono tolti la vita: 50 si sono impiccati, 6 asfissiati con il gas della bomboletta da camping, 3 avvelenati da mix di farmaci e 1 dissanguato dopo essersi tagliato la gola.