Non un pestaggio all'origine della morte di Giuseppe Uva: ne è convinta almeno da un anno la procura di Varese, che ieri ha fatto segnare un punto importante a proprio favore in quella che a tutti gli effetti è una guerra ingaggiata dalla parte civile per dimostrare il contrario, cioè che il 43enne varesino sarebbe invece stato proprio vittima di traumi esterni, forse subiti in caserma la notte del 14 giugno di due anni fa.
Ieri in tribunale a Varese si è discusso sui nuovi documenti prodotti dal team dei legali della parte civile, capitanato dall'avvocato Fabio Anselmo (noto alle cronache nazionali per casi analoghi, come quelli di Stefano Cucchi e Federico Aldovrandi). Ebbene, il giudice per l'udienza preliminare Cristina Marzagalli, non ne ha ammesso nemmeno uno, ad eccezione del tabulato delle telefonate di Alberto Biggiogero (l'amico di Uva, con lui fermato e portato nella caserma dei carabinieri di via Saffi quella notte) - produzione peraltro pletorica, in quanto i pm Agostino Abate e Sara Arduini hanno inserito nel proprio fascicolo le registrazioni delle sue telefonate al 118 - e di un paio di dichiarazioni dello stesso e di una persona terza, relative ad una relazione di Giuseppe Uva.
Ma quel che è più importante è che il giudice ha escluso i pareri dei medici legali Begliomini e Rondinella, prodotti da Anselmo a sostegno della tesi della morte per trauma: viene meno dunque il pilastro su cui è basata tutta la costruzione della parte civile. Una questione procedurale, hanno minimizzato i legali, che non disperano di riaprire la faccenda in un secondo momento. Ma il procedimento ora va in tutt'altra direzione. I pm sono arrivati alla conclusione che Uva sarebbe morto per tutt'altra causa: per colpa professionale dei medici Carlo Fraticelli e Matteo Catenazzi (difesi dagli avvocati Renato Piccinelli, e Gianfranco Orelli e Andrea Orelli) che la notte del 14 giugno 2008 somministrarono un tranquillante a Giuseppe Uva, in seguito al quale il 43enne, in stato di alterazione alcolica, ha poi avuto un arresto cardiaco. È questo l'oggetto del procedimento, che sarà discusso nell'udienza del prossimo 1 dicembre, quando il giudice deciderà in merito alla richiesta di rinvio a giudizio.
Peraltro l'ipotesi del pestaggio non era stata esclusa dalla procura. Anzi: Abate e Arduini sono i due pm che più hanno fatto condannare uomini in divisa. Ma i risultati delle indagini in quella direzione non hanno dato alcun conforto. Perché l'autopsia, alla quale prese parte un medico legale nominato dalla famiglia Uva, non ha evidenziato fratture sul corpo del povero Giuseppe, né lesioni traumatiche (conclusioni poi avvalorate anche da un secondo perito della stessa famiglia). E due medici del 118 hanno invece testimoniato di atti di autolesionismo da parte dell'uomo, che in ospedale mostrava una vivacità e una mobilità incompatibili con la condizione di chi possa avere subito traumi importanti.