L'ex compagno di cella di Daniele Franceschi e un ex detenuto del carcere di Grasse sarebbero pronti a testimoniare, dalla parte della famiglia italiana. Il primo testimone sarebbe il compagno di cella di Daniele, autore della lettera spedita alla famiglia, ai primi di settembre, e che sarebbe pronto a deporre in tribunale, riguardo alle circostanze della morte del 36enne viareggino. Il 6 settembre scorso, 11 giorni dopo la morte del viareggino, il franco - algerino Abdel, suo compagno di cella, ha mandato una lettera, che porta la data del 27 agosto.
"Abdel racconta che Daniele si sentì male il 23 agosto - ha raccontato lo zio di Daniele, Marco Antignano - e che per tre giorni, nonostante le ripetute richieste di aiuto, nessuno intervenne in suo aiuto. Solo una volta lo portarono in infermeria dandogli delle pastiglie". Abdel, che sostiene di aver trovato per primo Daniele, morto, a faccia in giù, si dice "pronto anche a testimoniare" che "non è morto di causa naturale". La lettera era stata tradotta dal francese da un altro detenuto italiano, Gino che lavorava con Daniele nelle cucine.
Secondo l'autopsia eseguita in Francia, Daniele sarebbe morto per "cause naturali". La madre, quando poté vedere, la prima volta, il figlio, in occasione dell'autopsia a Nizza, lo trovò "col volto tumefatto e il naso fratturato". La frattura, nonostante lo stato di composizione del feretro, è stata confermata ieri dalla ricognizione esterna, eseguita all'ospedale Versilia di Viareggio.
Oltre alla lettera del compagno di cella di Daniele, vi sarebbe la testimonianza di un ex vigile del fuoco francese, che si trovava nella stessa sezione del carcere di Grasse. Ai primi di settembre, appena riacquistata la libertà, l'ex detenuto avrebbe raccontato alla Procura di Grasse ciò che ha visto nel penitenziario il giorno in cui è morto Daniele Franceschi. Ad farlo sapere è stato Marco Antignano, zio di Daniele, informato a sua volta dall'avvocato François Gonzales. L'uomo avrebbe parlato ai magistrati francesi del mancato utilizzo del defibrillatore che si trovava all'interno del carcere, perché nessuno sapeva correttamente usarlo. Sia l'ex vigile del fuoco francese, sia il detenuto franco - algerino, autore della lettera alla famiglia Franceschi, secondo l'avvocato Gonzales, sarebbero pronti a testimoniare in tribunale.
Idv: indegno oltraggio, Frattini riferisca
"La mamma di Daniele Franceschi è stata picchiata dalla polizia francese, gettata a terra e arrestata insieme alla cognata, solo perché protestava davanti al carcere di Grasse per vedere per l`ultima volta suo figlio e per avere giustizia. Tutto ciò, compresa una sospetta frattura di alcune costole per la donna, senza che si alzasse una sola voce di protesta da parte di Frattini. Evidentemente, per il titolare della Farnesina, ci sono morti di serie a e di serie b". E` quanto afferma in una nota il portavoce dell`Italia dei Valori, Leoluca Orlando, commentando la vicenda di Daniele Franceschi, il nostro connazionale morto nel carcere di Grasse, in Francia, il 25 agosto scorso, dove era detenuto in attesa di giudizio con l`accusa di truffa per aver falsificato alcune carte di credito.
"Il corpo di Daniele Franceschi è stato oltraggiato - aggiunge Orlando - ed è come se fosse morto una seconda volta. E` gravissimo, infatti, che le autorità francesi, nonostante le mille promesse, abbiano permesso che il suo cadavere si deteriorasse rendendo cosi molto difficile, come affermano i legali della famiglia, una seconda autopsia in Italia". Cosa vogliono nascondere?". "L`Italia dei Valori ha presentato un`interpellanza - fa sapere Orlando - nella quale chiediamo al ministro degli Esteri di chiarire le cause della morte del nostro connazionale, tuttora oscure, e le ragioni per le quali le autorità francesi, nonostante le rassicurazioni al nostro consolato, non hanno conservato il corpo di Franceschi per la seconda autopsia".