Ieri giornata di protesta promossa in quasi 60 città dal settimanale "Carta". Contro Cie, espulsioni e sgomberi.
Eventi, azioni comunicative, manifestazioni e incontri in quasi 60 città italiane per ricordare che nessuna persona è clandestina nel mondo. Così è stato celebrato ieri "Clandestino Day", un appuntamento annuale che è divenuto anche un logo, stampato su magliette, felpe e striscioni, sfondo nero, scritte bianche e rosse e il segno di una impronta. Ideazione, promozione e coordinamento degli eventi realizzati - lasciando spazio alla inventiva delle almeno 300 realtà antirazziste che ne hanno condiviso l'impostazione politica - nascono dal settimanale "Carta", da sempre schierato nelle battaglie antirazziste, un altro strumento di informazione che attraversa forti difficoltà economiche.
La giornata di ieri è stata caratterizzata da una volontà di denuncia in cui le tematiche territoriali si sono intrecciate con gli aspetti più generali delle leggi sulll'immigrazione. In alcune regioni si è confluiti in manifestazioni. A Rovigo, una parte consistente delle realtà anitirazziste venete" unite nel "Coordinamento no Cie" ha organizzato un corteo contro il previsto utilizzo di una base Nato dismessa - presso Zelo, frazione di un Comune di 1800 abitanti, Ceneselli - per la realizzazione di un centro di identificazione ed espulsione. La base si trova fra Rovigo e Verona, anche il sindaco di Ceneselli, di centro destra, ma scettico sull'utilità dei Cie, ha offerto la sala consiliare del municipio per un dibattito serale. Lì dovrebbe sorgere una struttura che secondo Maroni e il suo partito è in Veneto "necessaria".
La stessa provincia di Rovigo, retta da una maggioranza di centro sinistra, si oppone alla realizzazione di tale vergogna; mentre per le varie realtà che si stanno strutturando in Veneto come rete lo slogan per quanto riguarda i Cie resta il vecchio e sempre valido "Né qui, né altrove". Una analoga mobilitazione si sta sviluppando in tutta la Toscana con iniziative in varie città ieri ed una mobilitazione oggi a Firenze dove partirà una raccolta di firme per dire un secco no a qualsiasi ipotesi di Cie, promosso dalla Rete antirazzista toscana.
A Genova la mobilitazione si è svolta in un contesto speciale. Nei magazzini del cotone, una splendida struttura in Piazza Caricamento, nei pressi degli spazi expo, il ministro Brunetta ha ricordato i 100 anni della nascita di Confindustria. Migranti, antirazzisti e operai della Fiom hanno dato vita ad un presidio e hanno appeso un enorme striscione recante la scritta "Cento anni di sfruttamento non c'è niente da festeggiare".
Il tema ricorrente era riassunto da una frase "Contro l'arroganza e lo strapotere di Confindustria, siamo tutti clandestini". Come beffa finale migranti e antirazzisti hanno dato vita ad una partita di calcio nel piazzale. Tornei antirazzisti si sono svolti in varie città: Castel Volturno, Amandola (nelle Marche) e in altre città d'Italia.
Nella culla della Lega, a Varese molte persone hanno partecipato al "gioco del clandestino" una grottesca ma realistica rappresentazione delle mille insidie e difficoltà a cui va incontro chi vuole mantenere un permesso di soggiorno, tradotta in una specie di "Monopoly" con le persone che diventavano pedine. Nella sede del Forum sociale abruzzese c'è stato un incontro con le Brigate di solidarietà attiva che hanno portato l'esperienza realizzata questa estate a Nardo in Puglia con i lavoratori nell'agricoltura.
In molte città ci sono state iniziative nelle scuole, in molte le tematiche antirazziste hanno trovato interconnessione con le politiche generali del governo, scuola, lavoro nero, crisi, dimostrando concretamente come alcune battaglie non siano esclusivamente una questione di solidarietà ma mettano in gioco elementi come la giustizia sociale e la democrazia che dovrebbero garantire ogni essere umano.
Numerosi poi i registi, giornalisti, scrittori che hanno partecipato ad incontri, da Marco Rovelli (Massa Carrara) a Fabrizio Gatti (Palermo). Ad attivarsi sono state anche realtà nazionali come la FdS, Sei, la Cgil e in alcuni casi l'intero centro sinistra. Nella capitale si è scelto di disvelare il cosiddetto "piano nomadi", la politica di espulsioni e sgomberi che accomuna Francia e Italia e che trova a Roma e a Milano punti di altissima tensione.
Oltre cento attivisti -centri sociali, associazioni come Po-pica onlus, Arci, forze politiche, FdS - si sono radunati per una conferenza stampa davanti all'ex cartiera che sorge fuori dal centro abitato sulla Via Salaria, accanto all'aeroporto dell'Urbe. Una struttura fatiscente sin dall'ingresso, come denunciato dall'associazione 21 luglio, dove vengono temporaneamente tenuti i nuclei familiari rom soggetti a sgombero.
Il centro costa al Comune 12 mila euro al giorno, ieri c'erano circa 300 ospiti, 70 i minori che in gran parte hanno dovuto abbandonare un percorso di scolarizzazione intrapreso. La conferenza è divenuta occasione per far conoscere agli automobilisti che transitavano i risultati distruttivi di tale percorso, molti gli uomini e le donne rom che hanno testimonialo di come la propria vita non possa continuare in spazi di quel tipo. La richiesta comune era un "basta con i campi e si ad una politica della casa per tutti". All'ingresso sono stati depositati gli zainetti scolastici dei bambini come Valentin che non possono più andare a scuola e a cui è negato il diritto al futuro.