Ieri pomeriggio un detenuto italiano 23 anni, Bruno Minniti, si è impiccato nella sua cella del carcere di Reggio Calabria. Il giovane era stato arrestato lo scorso 8 aprile nel corso di un'operazione contro lo spaccio di droga ed era ancora in attesa di primo giudizio.
Da inizio anno a livello nazionale salgono così a 46 i detenuti suicidi nelle carceri italiane (39 impiccati, 5 asfissiati col gas, 1 morto dissanguato dopo essersi tagliato le vene e 1 avvelenato con dei farmaci), mentre il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause "da accertare" arriva a 127 (negli ultimi 10 anni i "morti di carcere" sono stati 1.687, di cui 604 per suicidio). Da notare la giovane età degli ultimi 3 detenuti suicidi: due avevano 22 anni e uno 23.
"Nel corso dell'anno, sempre a Reggio Calabria, c'erano stati due tentativi di suicidio - afferma Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, che ha reso diffuso la notizia - sempre fortunatamente sventati dagli agenti della polizia penitenziaria. Questa volta, purtroppo, non c'è stato niente da fare. La sezione dove è avvenuto il suicidio è dislocata su due piani e l'agente, per effettuare i controlli, deve spostarsi da un piano all'altro. Di solito, a causa della carenza di personale, c'è un solo agente che effettua la sorveglianza". "La Calabria soffre di gravi carenze di personale - ha affermato Damiano Bellucci segretario regionale della Calabria per il Sappe - solo a Reggio Calabria mancano 50 agenti. L'organico previsto è di 199 agenti ma ce ne sono circa 150".