Si è tolto la vita in cella, impiccandosi con un paio di pantaloni. Mirco Sacchet, 27 anni, di Cesiomaggiore (Belluno), detenuto nel carcere di Baldenich dal gennaio 2009 per il furto di un'auto, si ucciso ieri mattina alla vigilia di un nuovo processo che oggi lo avrebbe visto alla sbarra per resistenza a pubblico ufficiale. Forse lo spettro di una nuova condanna che avrebbe allungato la sua già lunga permanenza in carcere, è stato il disperato movente di un gesto così drammatico. Inutile il tentativo di rianimarlo. All'ospedale è giunta solo la salma, trasferita nell'obitorio dove, questa mattina, sarà effettuata l'autopsia disposta dal magistrato di turno.
È morto ieri mattina alle 6. Ogni tentativo di salvarlo è stato inutile. Mirco Sacchet, 27 anni, di Cesiomaggiore, con alle spalle diversi precedenti penali prevalentemente per reati contro il patrimonio, si è impiccato nella sua cella, usando un paio di pantaloni. Una fine tragica, alla vigilia dell'ennesimo processo a suo carico che avrebbe dovuto aprirsi questa mattina in tribunale a Belluno. Gli contestavano una resistenza a pubblico ufficiale e ingiurie. I due carabinieri del radiomobile di Feltre, contro i quali Sacchet avrebbe opposto resistenza, figurano come parti civili. Un processo che, con buona probabilità, rischiava di allungare la sua già lunga permanenza in carcere. Sacchet, infatti, avrebbe dovuto uscire tra tre mesi dopo 21 mesi di detenzione. Una nuova eventuale condanna gli sarebbe costata altri mesi da passare drammaticamente dietro le sbarre.
Ma sono solo ipotesi, perché il giovane non avrebbe lasciato alcun biglietto di spiegazione del suo gesto. Forse la migliore spiegazione arriva dai dati nazionali secondo i quali, dall'inizio dell'anno ad oggi, sono stati già 50 i casi di suicidio dietro le sbarre. E con il cesiolino fanno 51. I due terzi avevano meno di 40 anni e la maggior parte di loro si è tolta la vita per impiccagione. Mirco era stato arrestato il 16 gennaio 2009, mentre viaggiava a bordo di una Opel Astra risultata rubata a Sedico, in via Montale. Con lui anche un complice del quale non si è mai saputo nulla. Da allora Sacchet sarebbe sempre rimasto in carcere. Ieri mattina l'epilogo. Sul posto è arrivata un'ambulanza del pronto soccorso. I sanitari hanno provato a rianimarlo sul posto, ma non c'è stato nulla da fare. La sua salma è stata quindi trasferita all'obitorio dell'ospedale dove è stato raggiunto dai familiari. Oggi sarà effettuata l'autopsia. Disperazione, solitudine e senso di emarginazione sono forse il movente più credibile, capace di piegare anche gli spiriti più ribelli. O forse solo apparentemente ribelli.