Di carcere si muore.
Quando non fisicamente, si muore affettivamente, psicologicamente, moralmente.
Le varie lettere che riceviamo dal carcere di Rovereto descrivono una situazione invivibile e degradante. Parliamo in particolare della sezione femminile.
Questa è la realtà quotidiana: ore d'aria in meno rispetto a quelle previste, celle chiuse tutto il giorno, mancanza di personale medico, sovraffollamento, cibo immangiabile, disposizioni arbitrarie che riducono al minimo il vestiario consentito, prodotti necessari - ad esempio per l'igiene intima - dai costi altissimi (per la gioia delle ditte che li forniscono). A questo quadro si aggiungono i sempre più frequenti rifiuti da parte del magistrato di sorveglianza di concedere liberazioni anticipate e misure alternative a chi ne avrebbe diritto.
Allargando lo sguardo oltre le condizioni carcerarie stesse, è evidente che il carcere assomiglia sempre più al "nuovo" programma sociale previsto per i poveri. Il 27% dei detenuti è composto da tossicodipendenti. Il 38% da immigrati senza documenti. Facciamo un esempio: abolendo la legge Fini-Giovanardi sulle droghe e la Bossi-Fini sull'immigrazione uscirebbero subito 2/3 dei prigionieri! Altro che grandi criminali da cui difendere la società!
Il problema non si risolve certo costruendo nuove carceri. Per invertire questa tendenza ad una società sempre più carceraria è necessario lottare tutti. Dentro come fuori.
Sarà anche questo il nostro modo per ricordare Stefano Frapporti e l'arresto che lo ha ucciso.
SABATO 21 AGOSTO, DALLE ORE 18,00
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI ROVERETO
Musica, interventi, microfono aperto
assemblea dei familiari, amici e solidali di Stefano Frapporti
frapportistefano.blogspot.com