Lunedì notte alcuni reclusi nel Centro di identificazione di Milano hanno tentato la fuga salendo sui tetti. Le proteste continuano ma per il Comune il problema si risolve solo aprendo nuove strutture.
Qualche vetrata è andata in frantumi. Una colluttazione con gli agenti di guardia e, poi, di corsa sul tetto. Da tre metri d'altezza, il tentativo di fuga. Qualcuno si è rotto una gamba, saltando. Uno soltanto, di origine algerina, è riuscito a scappare. Gli altri, in manette, inizieranno una nuova detenzione. In ogni fase, la rivolta di lunedì notte nel Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano ha seguito lo stesso disperato copione. Il trattenimento protratto per 6 mesi è un periodo di tempo insostenibile per uno straniero che, alla fine, nella migliore delle ipotesi sarà rimpatriato.
Con l'accusa di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, i diciotto che hanno dato origine alla protesta sono stati arrestati. Sono sei i poliziotti rimasti contusi, cinque migranti sono invece finiti al pronto soccorso per le ferite riportate. "Finché ci saranno carceri dove si è detenuti per un periodo di sei mesi senza aver commesso alcun reato, come accade nei Cie, le persone che ci sono ristrette non potranno far altro che tentare in tutti i modi di liberarsi esercitando un loro diritto".
L'avvocato Mauro Straini, legale di alcuni detenuti nel Cie milanese, ha così commentato gli eventi di ieri notte interpretandoli come l'ennesimo tentativo di sfuggire a una situazione di privazione della libertà personale. Aggravata dalle pessime condizioni di trattenimento. Nel rapporto Aldilà del muro, curato da Medici senza frontiere e presentato a inizio anno, il Cie di Via Corelli risulta tra quelli dove è "presente un alto livello di tensione".
Colpa delle carenze strutturali del centro, ma anche dalla carenza di assistenza alimentare e sanitaria adeguate. Si sta male a Via Corelli e l'amministrazione non pare intenzionata a recedere sull'opportunità che sia ancora pieno. I fatti di ieri "ripropongono l'urgenza di trovare nuovi sedi da aggiungersi a una struttura palesemente insufficiente a contenere gli enormi flussi di irregolari: 50mila a Milano, 150mila in Lombardia", ha sottolineato il vicesindaco e assessore alla sicurezza del Comune, Riccardo De Corato.
La soluzione proposta di potenziare l'apparato, vista in controluce, finisce per riconoscere le condizioni di detenzione sovraffollata del centro che, sulla carta, dovrebbe contenere poco più di un centinaio di persone. Nel capoluogo lombardo l'apertura della campagna elettorale del prossimo autunno sarà il banco di prova della tenuta dell'amministrazione Moratti sul tema immigrazione, che tra coprifuoco e ordinanze anti - immigrato ha reagito con pugno duro per riportare l'ordine in città.
Se quello di via Corelli si ricorda per i tumulti del 21 agosto 2009, quando la comunità reclusa reagì con violenza all'estensione dell'obbligo di trattenimento a 180 giorni prevista nel neonato pacchetto sicurezza, quest'estate ha visto intensificarsi le proteste in tutti i Centri d'Italia. Segno di una migliore capacità organizzativa dei migranti, ma anche delle debolezze del sistema d'ordine e sicurezza.