Vorrei portare Roberto Maroni, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano nel carcere di Gazzi a Messina così ben raccontato nel reportage "Dalle celle alle stalle" pubblicato sul manifesto di domenica scorsa. Vorrei girare con loro ogni angolo di quell'istituto, andare alle celle della sezione "Sosta". Vorrei incrociare i loro sguardi mentre da quell'ammasso di corpi costretti nella sporcizia e nell'indigenza più nera si leva la voce di un anziano detenuto che dice: "Qui i gatti si pauriscono dei topi", indicando il cartone attaccato al cancello per tener fuori le pantegane. Vorrei sussurrare al Presidente e al Ministro "la civiltà di un Paese si misura..."
Il mio amico Patrizio Gonnella ha scritto su questo giornale di essersi scandalizzato perché la lettera di invito ai parlamentari per il Ferragosto in carcere è stata firmata anche dai capigruppo Lega e Pdl della Commissione Giustizia della Camera. Lacrime di coccodrillo, ha detto. Io invece li ringrazio come ringrazio gli oltre 40 parlamentari di Pdl e Lega che andranno a visitare le carceri italiane il 13, 14 e 15 agosto. Da nonviolenti siamo convinti che la conoscenza della realtà è la migliore consigliera del legislatore e di chi ci governa.
L'approccio è lo stesso di quando si fa uno sciopero della fame. C'è chi lo usa come un ricatto: "Se non fate quello che., dico io, minaccio di lasciarmi morire". E c'è chi punta a far emergere il lato migliore dell'interlocutore: "Cerco - afferma il nonviolento radicale - di trasmettere a te la forza che io perdo. Con il digiuno, affinché tu possa trovare dentro di te le ragioni dell'assennatezza delle mie richieste e se non le trovi, non cedere per pietà nei miei confronti, finirebbe ogni forma di dialogo!"
Invito Patrizio a riflettere: a forza di limitare le iniziative al campo degli "amici" si rischia di non rendersi conto che quel campo è sempre più piccolo e infruttuoso.
Quando, dopo un nostro lungo digiuno, il Ministro Alfano elaborò il ddl sulla detenzione domiciliare per l'ultimo anno di pena, tutti i gruppi parlamentari gridarono allo scandalo. Si realizzò una sorta di unità nazionale per affossarlo. Dal centrodestra urlavano "no all'indulto mascherato, no allo svuota-carceri", dal centrosinistra "niente automatismi, non si può eludere il potere dei magistrati". Mentre le associazioni (tranne Ristretti Orizzonti e poche altre) si esercitavano al tiro al bersaglio al ddl. Risultato: oggi i detenuti sono quasi 70.000 anziché 55.000. L'approvazione di quel ddl prima dell'estate sarebbe stata una boccata d'ossigeno su cui innestare altre lotte nella direzione della de-carcerizzazione e delle misure alternative. Ma sia i compagni che i "forcaioli" hanno preferito giocare la partita del tanto peggio tanto meglio.
Concludo. Un deputato europeo, un compagno puro e duro, mi ha scritto che rinuncia a fare la sua visita. "Cara Rita - mi ha scritto - sono troppo disperato e pessimista per andare a visitare il carcere a Ferragosto. Mi sentirei come un turista che va a "vedere" la povertà di Benares... Insomma, scusatemi, cancellatemi dalla lista, e naturalmente contate su tutta la mia solidarietà per la vostra azione". Il commento al pessimismo cosmico di questo autorevole eurodeputato, lo lascio, se vuole, al mio amico Gonnella.