Dopo il caso raccontato da Repubblica sul detenuto finito in coma per un infarto in cella, da più parti arriva la richiesta di fare piena luce sulla vicenda di Dino Naso. Le condizioni dell'uomo ricoverato nell'ospedale Buccheri La Ferla, intanto, sono peggiorate. Ieri è sopraggiunta la morte cerebrale.
"Lo Stato ha il dovere di assicurare a tutti i detenuti sicurezza e condizioni di vita umane", dice Pino Apprendi, vice presidente della commissione attività produttive all'Ars, che ha anche richiesto una commissione di inchiesta parlamentare. Sul caso è intervenuto anche Salvo Fleres, garante dei diritti dei detenuti: "Chiederò sia una relazione ufficiale al carcere Ucciardone sia che vengano sentiti i compagni di cella di Naso".
Naso aveva chiesto con insistenza di uscire dalla sua cella, che condivideva alla settima sezione con altri otto compagni, per il troppo fumo da sigaretta. Gli agenti, secondo quanto ha riferito radio carcere, avrebbero ignorato le sue proteste. All'improvviso Naso è caduto per terra in preda ad un attacco cardiaco. In ospedale è arrivato già in coma. La moglie - assistita dall'avvocato Enrico Tignini - ha presentato denuncia alla Procura. Nei giorni scorsi Apprendi aveva lanciato un appello al ministro della giustizia Alfano per accendere i riflettori sul grave sovraffollamento delle carceri. E proprio venerdì si è registrato l'ennesimo tentato suicidio in un istituto della Sicilia. Un recluso al Petrusa di Agrigento ha tentato di impiccarsi. L'intervento di un agente di polizia penitenziaria lo ha salvato.