Non si ferma l'escalation di suicidi nelle carceri: sabato scorso due detenuti si sono tolti la vita a Milano e a Lecce. Nel carcere milanese di Opera si è ucciso Francisco Caneo, 48 anni, ergastolano originario delle Filippine. Si è impiccato approfittando dell'uscita del compagno di cella per fruire dei passeggi. Caneo era detenuto dallo scorso dicembre dopo una condanna all'ergastolo per duplice omicidio: nel novembre 2008, Caneo aveva ucciso a coltellate una zia e una cugina, con cui viveva in un appartamento a Magenta, nel Milanese. Venne arrestato qualche ora dopo. Il detenuto, attorno alle 13.30, rimasto solo in cella in quanto il compagno era fuori per l'ora d'aria, si è impiccato con la cintura dell'accappatoio alle sbarre della finestra. Da quanto si è saputo l'uomo, che ha moglie e due figli che vivono nelle Filippine, lavorava presso uno dei laboratori della casa di reclusione e dal primo giugno era stato assunto da una società esterna. "Siamo rimasti colpiti e scossi - ha detto Giacinto Siciliano, direttore di Opera, sottolineando che l'ultimo suicidio risale al 2008 - perché non aveva dato alcun segnale che facesse pensare a un gesto del genere".
A Lecce ha deciso di impiccarsi nel pomeriggio un uomo di 55 anni di origine salentina che doveva ancora scontare circa tre anni di pena. I sindacati di polizia penitenziaria Sappe e Osapp, che hanno reso nota la notizia, rilevano che si tratta "del secondo suicidio avvenuto nel giro di qualche giorno nel carcere leccese, fatto questo che la dice lunga sull'attuale situazione vissuta all'interno del penitenziario". Sappe e Osapp denunciano che nel carcere salentino vi è una "drammatica situazione igienico - sanitaria derivante da un sovraffollamento che a Lecce, a fronte di 660 posti disponibili, vede la presenza di quasi 1.400 detenuti".
Lecce: detenuto si suicida, è il secondo caso in pochi giorni
Luigi Coluccello, 55enne di Salve, si è tolto la vita sabato pomeriggio nell'infermeria della casa circondariale di Borgo San Nicola. Insorge il Sappe: "Queste tragedie devono smuovere le coscienze".
Secondo suicidio in pochi giorni a Lecce, ed una casistica che fa rabbrividire: sono ormai una trentina i casi analoghi in Italia dall'inizio dell'anno. Sabato pomeriggio, intorno alle 15, un detenuto di 55 anni di Salve, Luigi Coluccello, si è tolto la vita impiccandosi nel reparto infermeria della casa circondariale di Lecce. La notizia del decesso è stata diffusa dal coordinamento interregionale di Puglia e Basilicata del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe). L'uomo doveva scontare ancora circa tre anni di detenzione. Ed il Sappe punta ancora una volta il dito contro le carenze nell'istituto di pena del capoluogo, spesso finito nelle cronache proprio per situazioni di allarme. Con problematiche di cui si è discusso anche nel corso dell'anniversario della polizia penitenziaria, caratterizzato da polemiche roventi.
"È il secondo suicidio avvenuto nel giro di qualche giorno nel carcere leccese, il che la dice lunga sull'attuale situazione che viene vissuta all'interno del penitenziario", commenta il segretario nazionale, Federico Pilagatti. "Il Sappe purtroppo è stato facile profeta nel prevedere una situazione che ogni giorno che passa diventa sempre più preoccupante per le cause da sempre denunciate, come la drammatica condizione igienico - sanitaria derivante da un sovraffollamento che a Lecce, a fronte di 660 posti disponibili, vede la presenza di quasi 1400 detenuti". Fatti abbondantemente segnalati nelle cronache recenti. Ai quali si aggiunge, proprio ora, che le temperature salgono vertiginosamente, "la carenza di acqua che tante proteste sta generando tra la popolazione detenuta. Sicuramente, se a questa situazione esplosiva, si aggiungono problematiche di carattere personale che ogni detenuto porta con sé, il risultato non può che essere drammatico".
Una dramma diffuso, comunque, e che non riguarda solo Lecce. "Purtroppo lo stesso disagio viene vissuto in tutte le carceri pugliesi, con la popolazione detenuta che ha superato di quasi il 100 per cento dei posti disponibili, quasi 4mila e 400 a fronte di 2mila e 200", aggiunge il rappresentante del sindacato, ricordando, anche, "che mentre nel 2008 i suicidi avvenuti nelle carceri pugliesi furono appena due, nel 2009 si registrarono tre decessi, e in questo primo scorcio del 2010 tale risultato è stato raggiunto con il suicidio avvenuto oggi". Ai due di Lecce, deve infatti aggiungersi un altro episodio ad Altamura. "Stesso discorso per i tentativi di suicidio, manifestazioni di protesta varia, che stanno lievitando in maniera molto preoccupante. Purtroppo i freddi numeri non fanno giustizia del duro lavoro dei poliziotti penitenziari che nonostante la grave carenza di organici, fronteggiano con professionalità e sacrificio una situazione al collasso, anche mettendo a rischio per la propria incolumità".
Secondo Pilagatti, "l'elenco delle vittime di un disagio non più controllabile, si è fermato a questi numeri proprio grazie al lavoro oscuro della polizia penitenziaria, poiché tantissimi sono stati gli interventi che hanno fermato all'ultimo momento il tragico epilogo di un gesto di protesta, derivante dall'invivibilità delle carceri". E, dunque, il Sappe ritiene che sia veramente giunto il momento di "smuovere le coscienze per consentire che una problematica tanto tragica quanto delicata, sia finalmente affrontata dalla politica in maniera seria e concreta, e non a chiacchiere con provvedimenti fantasma. Vedi piano carceri". Anche se il timore di Pilagatti è che "come accaduto anche in precedenti occasioni, il tutto si risolva con qualche articolo di giornale e qualche presa di posizione del politico di turno, che promette tutto a tutti, mentre la tragedia di vite spezzate per colpa di uno Stato incapace di assicurare condizioni di vita decenti nelle carceri, rimarrà come una macchia indelebile per la nostra democrazia e per una nazione che si ritiene civile". Da qui, la richiesta: "L'incremento di almeno 500 poliziotti penitenziari, di cui almeno cento a Lecce, altrimenti la situazione si aggraverà".