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Garante detenuti Lazio; la situazione nel Cie di Ponte Galeria è ingovernabile
Fonte: Asca, 17 giugno 2010
17 giugno 2010

Atti sempre più frequenti di autolesionismo, tensione altissima fra gruppi etnici, sempre più difficile garantire l'assistenza quotidiana. È questa la fotografia della situazione - che sta diventando di giorno in giorno sempre più critica - nel Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte Galeria.

Lo denuncia il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. "La mancata ristrutturazione del Centro - ha detto Marroni - l'affollamento reso ancor più grave dal caldo, i ritardi nell'effettuazione delle visite mediche all'esterno e i lunghi tempi di permanenza per l'identificazione degli stranieri, sono fra le cause di una situazione che già ora è difficilmente governabile e che rischia di esplodere irrimediabilmente".
Attualmente nella struttura sono ospitate circa 270 persone, 140 delle quali donne. È accaduto che un gruppo di algerini ha impedito, nei giorni scorsi, con minacce, la distribuzione dei pasti creando forti tensioni tra i " trattenuti" delle altre nazionalità (nigeriani, romeni e albanesi). A complicare la situazione anche i casi di autolesionismo (con ferite prevalentemente auto inflitte con lamette) compiuti per stanchezza, paura di tornare nei Paesi di origine o per ottenere le cure richieste nei tempi previsti.
Ieri, un ospite con diverse ferite, era riverso su un materasso posto in una stanza interna al centro, con le mani legate per impedirgli di infliggersi altre ferite; un altro ospite, con una ferita a una coscia suturata con 14 punti, si è arrampicato sul tetto di una delle baracche unendosi alla protesta di un altro extracomunitario. In questa situazione, è palese il timore degli operatori e dei volontari di accedere nell'area della struttura dove sono rinchiusi gli ospiti; la stessa barberia, dove è ovviamente consuetudine usare lamette, è stata spostata all'esterno di tale area. Il Garante ha riferito che, per verificare i danni causati alle strutture dalle proteste dei giorni scorsi, è stato necessario far accompagnare due funzionari della Prefettura da una scorta di 15 agenti di polizia.
La questione che provoca maggiore tensione è il tempo di permanenza degli ospiti nel C.I.E. Se nei mesi scorsi, questi era Centro di Permanenza Temporanea, in cui il tempo trattenimento era massimo di 2 mesi, dopo il Pacchetto Sicurezza, varato dal Governo, ha cambiato funzione ed il tempo si è dilatato fino ai 6 mesi previsti dalla legge. Inoltre, sempre dopo l'approvazione del Pacchetto, le forze dell'ordine trasferiscono automaticamente gli stranieri scarcerati al Cie. "I tempi - ha detto il Garante - sono legati principalmente alla difficoltà di identificazione degli ospiti. Diversi Consolati non collaborano, altri lo fanno con ritardo ed anche questo provoca ulteriori disagi e difficoltà a chi è impegnato a gestire il Centro e più in generale a tutte le componenti che lì vi operano. L'unico Consolato che spesso è presente nel Cie è quello della Nigeria".