Rete Invibili - Logo
detenuto suicida a San Vittore, è 24esimo caso in Italia nel 2010
Fonte: Apcom, 9 maggio 2010
9 maggio 2010

Quello avvenuto oggi a San Vittore a Milano è il 24esimo caso di detenuto suicida in carcere in Italia dall'inizio dell'anno. È quanto ricorda Eugenio Sarno, segretario generale Uil Pa penitenziari che sottolinea che dietro la drammatica scelta di togliersi la vita del 33enne bulgaro nella casa circondariale del capoluogo lombardo, potrebbe esserci la notizia giunta pochi giorni fa della condanna a 30 anni di reclusione comminata all'uomo da un tribunale della Spagna, Paese in cui il detenuto era in attesa di estradizione.
"Sebbene in questa occasione il penoso stato del sistema penitenziario potrebbe essere causa marginale, non possiamo non aggiornare la macabra conta e per quanto ci riguarda intendiamo continuare ad informare e denunciare perché è concreto il rischio che la sequela di morti, tentati suicidi, rivolte, proteste e aggressioni possa determinare un'assuefazione tale da contribuire a distogliere e distrarre la necessaria attenzione" continua Sarno, che ricorda che "delle annunciate assunzioni non c'è traccia, del fantomatico piano carceri non si ha notizia, le misure deflattive sono oggetto di feroci scontri politici e tra politici e nel frattempo in carcere si continua a morire e a lavorare in condizioni infamanti senza garanzie e diritti".
Intanto tutto il Corpo di polizia penitenziaria è sotto shock per l'omicidio-suicidio di oggi ad Avola. Sarno spiega infatti che nella città in provincia di Siracusa "un assistente capo della polizia penitenziaria, 43enne, in servizio alla casa di reclusione di Augusta dopo aver ucciso la moglie a coltellate si è tolto la vita". "Non intendiamo alimentare strumentalizzazioni di sorta, peraltro inutili in questi momenti così drammatici e difficili, ma di certo, però, se il Corpo di polizia penitenziaria annovera tra i suoi appartenenti la più alta percentuale di riformati per stati d'ansia o per patologie comunque riferibili a stati depressive, un motivo ci sarà" prosegue il segretario generale Uil Pa penitenziari, concludendo "ora però abbiamo il dovere di stringerci intorno alle famiglie ed ai colleghi così duramente colpiti: speriamo ci sia il tempo e la volontà di approfondire il tema".