C'è stata, nei confronti di Stefano Cucchi, una grave sottovalutazione del suo stato metabolico che era giunto a un punto di non ritorno. Non sarà un colpo di maglio verso l'operato del personale sanitario del padiglione penitenziario dell'ospedale Pertini, dove il giovane di 31 anni è morto il 31 ottobre 2009, ma anche la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficienza e l'efficacia del Sistema sanitario nazionale, presieduta dal senatore Ignazio Marino, non fa sconti sulle responsabilità dei sanitari che avrebbero dovuto curare Stefano. Un lavoro, quello della Commissione d'inchiesta, che proprio ieri, con un voto non unanime (10 favorevoli tra Pd, Idv e Udc, 6 contrari del Pdl, un astenuto della Lega nord), si è deciso di rendere pubblico e di trasmettere alla Procura di Roma. "Speravo si arrivasse ad un voto unanime", si è rammaricato Marino. Sul risultato dell'indagine, secondo il senatore Pd, "è evidente che Cucchi ha subito dei traumi senza i quali non si sarebbe avviata la sequenza di eventi che ha determinato il ricovero".
Proprio sui traumi, pur non rilevando alcuna connessione con lo squilibrio metabolico che avrebbe portato il ragazzo alla morte, i periti della commissione, Vincenzo Pascali e Rodolfo Proietti, hanno detto che "le ecchimosi (riscontrate sul volto), possono essere state prodotte da una succussione diretta delle orbite". Colpi che potrebbero aver interessato le orbite degli occhi, "lesioni non particolarmente compatibili con un evento accidentale ma che suggeriscono l'ipotesi di lesioni dirette".
Le fratture alla terza vertebra lombare e a quella coccigea, secondo i periti, erano recenti. Se è vero, infatti, che sulla prima, l'autopsia aveva riscontrato la presenza di un'ernia di Schmorl, quasi certamente di natura fisiologica, era allo stesso tempo presente un'infiltrazione ecchimotica, segnale di un focolaio traumatico.
Ma il cuore della relazione è l'aspetto che riguarda quello che si può definire un vero e proprio scompenso metabolico, causa primaria della morte del giovane, secondo l'opinione della commissione parlamentare. Il rifiuto delle cure, del cibo e dell'acqua, non fu "totale" ("si limitò a manifestare opposizione solo nei confronti della somministrazione di terapia endovenosa mentre accettò, a più riprese, iniezioni intramuscolari, farmaci e sedativi ipnotici") e allo stesso modo, nonostante il suo sciopero "strumentale" per chiedere di parlare con il suo avvocato, accadde per cibo e acqua che, seppur in maniera inadeguata e saltuaria, comunque assumeva (un particolare curioso fu la richiesta, nella notte tra il 21 e il 22 ottobre, poche ore prima di morire, di una tavoletta di cioccolata).
Ma questa parziale astensione da cibo e acqua trasformò le condizioni cliniche di Stefano, fino ad allora di lieve-media gravità, in un peggioramento che di lì a poco diventò irreversibile. Cominciò a dimagrire velocemente (dai 52 chili all'ingresso a 42 anche se, secondo un'altra perizia, era precipitato a 37), si verificò una sindrome dismetabolica e uno squilibrio elettrolitico, che provocò un tipo di blocco renale (definito dai periti sindrome iperosmolare di natura prerenale), un punto di non ritorno non più correggibile, neppure se si assumono liquidi. Tutti elementi, questi, che ora la Procura di Roma che indaga sulla morte di Stefano Cucchi potrà acquisire, assieme a quelle effettuate dai suoi consulenti e a quelle già depositate dalla parte civile, (discordanti sul rapporto causa-effetto tra traumi e decesso).
Eppure ieri, in commissione, non si è riusciti a trovare l'accordo unanime per togliere il segreto su tutta la relazione. "Eravamo d'accordo a desecretare ma volevamo tutelare chi da questo poteva avere nocumento per essere stato leggero in una affermazione - ha detto il capogruppo del Pdl, Michele Saccomanno che ha votato no assieme ad altri 5 colleghi di partito - perché è diverso parlare con un parlamentare rispetto ad un magistrato".
"Abbiamo ritenuto indispensabile non mantenere il segreto sugli atti ma di consentire a tutti di vederli e alla procura di utilizzarli per il suo lavoro - ha ribattuto il senatore Pd, Lionello Cosentino - trovo incomprensibile il voto Pdl perché credo che tutti siano d'accordo per fare luce sulla vicenda". Il centrodestra, peraltro, è andato sotto in Commissione per l'assenza degli ex-An. E così la crisi politica di questi giorni è entrata anche sul caso Cucchi.