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Cucchi, per agenti imputazione soft
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 30 aprile 2010
30 aprile 2010

«Senza pestaggio Stefano non sarebbe morto: nessuno può negarlo. Sarebbe come sostenere che si sarebbe prodotto per caso quelle lesioni», ripete Ilaria quando sente parlare di derubricazione della posizione dei secondini indagati. Verso la conclusione l'inchiesta Cucchi.

Per ora sono voci di corridoio, ma arrivano alla vigilia - potrebbe accedere oggi stesso - della conclusione dell'inchiesta: sempre più grave la posizione di alcuni dei sei medici del repartino penitenziario del Pertini, più leggera - invece, quella dei tre agenti di polizia penitenziaria con cui ebbe a che fare nei sotterranei del tribunale di Roma. Finora i nove sono indagati per l'omicidio di Stefano Cucchi, il trentunenne romano arrestato per droga il 15 ottobre scorso e morto una settimana dopo. Tra le due date: un interrogatorio dei carabinieri, una notte in guardina con una probabile crisi epilettica, una strana udienza di convalida dove il giovane arrivò con gli occhi neri, senza trovare un legale di fiducia e con un verbale che asseriva che fosse albanese e senza fisa dimora. Ancora: un ricovero al pronto soccorso del Fatebenefratelli non appena mise piede a Regina Coeli, le prime lastre che fotografano due vertebre spezzate, la strana rinuncia al ricovero e l'arrivo in cella a notte fonda. Il giorno appresso Stefano tornò all'ospedale dell'Isola Tiberina ma, con una procedura definita inedita dal senatore Marino che ha condotto un'inchiesta parlamentare sul caso, fu ricoverato al Pertini con l'avvallo di un dirigente del ministero di Giustizia. Lontano dagli occhi di chiunque, in quel repartino rifiutò acqua e cure e cibo, a singhiozzo, per ottenere un contatto con l'esterno (il legale, la comunità di recupero, il cognato) prima di morire paralizzato, cateterizzato e con gli stessi panni della sera dell'arresto.
Sarebbero giunti a queste conclusioni i magistrati che si apprestano a depositare gli atti. Se le voci saranno confermate, gli agenti saranno incriminati per lesioni conseguenti al maltrattamento anziché di omicidio preterintenzionale; e per i medici potrebbe essere chiesto il rinvio a giudizio anche per omissioni e negligenze sotto il profilo della colpa professionale in aggiunta all'omicidio colposo, a seconda delle singole posizioni. Il deposito degli atti, con l'invio dell'avviso di conclusione indagini ai difensori delle parti, potrebbe avvenire già nella giornata di oggi.
Ilaria, la sorella di Stefano, riconosce la speditezza delle indagini, ringrazia i pm, ma non può fare a meno di vedere i «vuoti» che ancora non riesce a capire: «Riguardo alle indiscrezioni sui capi d'imputazione non ci esprimeremo fino a che non vedremo gli atti ufficiali. Sicuramente non è così, come qualcuno vorrebbe che fosse! Qualsiasi astrusa e fantasiosa tesi scientifica e legale non può mettere in discussione la realtà. Stefano era in perfette condizioni di salute, E' stato brutalmente picchiato e per questo è finito in ospedale, dove ha smesso di vivere».
«Per noi è fondamentale - prosegue Ilaria - sapere cos'è accaduto in quei 6 giorni, un tempo brevissimo, in cui mio fratello ha smesso di vivere. Abbiamo avuto, come famiglia, la forza di reagire ma tutte quelle famiglie che non hanno la forza, i mezzi e le possibilità di affrontare una simile battaglia, allora non avranno giustizia?».