Sono in isolamento i detenuti che hanno capeggiato la rivolta di stanotte nel centro di identificazione e espulsione di Roma, a Ponte Galeria. Una ventina in tutto, identificati dalle telecamere a circuito chiuso, potrebbero essere nelle prossime ore arrestati per i danneggiamenti causati nella notte. La notizia è stata fornita a Redattore Sociale direttamente dai detenuti del Cie romano, che ci hanno confermato telefonicamente quanto riportato dalle associazioni "A buon diritto" e dal Garante dei detenuti del Lazio. "È iniziato tutto verso le 22,30 - racconta R. - quando la polizia ha picchiato uno dei ragazzi che aveva tentato la fuga insieme a altri quattro o cinque che sono riusciti a scappare. Allora è esplosa la rabbia.
Alcuni dei detenuti hanno iniziato a lanciare agli agenti delle bottigliette dell'acqua, poi hanno divelto le porte e i bagni, e hanno dato fuoco ai materassi e alle coperte e sono saliti sui tetti. Saranno stati una ventina di persone". B. invece ci ha confermato gli spari, registrati da una telefonata in notturna da radio Onda Rossa: "Hanno sparato cinque colpi in aria, perché ci calmassimo".
R. non ha dubbi: è la rabbia che è esplosa stanotte a Ponte Galeria. "Sono dieci giorni che sto dentro, e ogni giorno ne ho vista una. Chi si taglia con le lamette, chi minaccia il suicidio". Lui è in Italia dal 1984, ed è appena uscito dal carcere per una condanna di un anno per spaccio. La sua paura più grande, paradossalmente, è di non essere rimpatriato. "Ma come? Dopo 26 anni in Italia non mi hanno identificato? E dopo un anno di carcere devo fare ancora sei mesi di detenzione, poi se non riescono a rimpatriarmi mi rimettono in libertà col foglio di via, che vale cinque giorni, e dal sesto giorno se mi fermano mi condannano per un altro anno, e poi dopo il carcere ritorno al Cie, non è possibile!".
Intanto le celle della sezione maschile del Cie di Roma sono isolate una dall'altra. La tensione è ancora alta e le forze dell'ordine presidiano la struttura. Difficile avvio della nuova gestione del centro, che dal 2010 è passato dalla Croce rossa italiana alla cooperativa Auxilium (che già gestisce il centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari). Al Cie di Ponte Galeria, un anno fa, il 20 marzo del 2009, era morto un cittadino algerino di 42 anni per arresto cardiaco senza ricevere la dovuta assistenza medica. Ma le tensioni non sono solo a Roma. Dall'entrata in vigore del pacchetto sicurezza, l'8 agosto 2009, il prolungamento del periodo di trattenimento nei Cie, passato da 2 a 6 mesi, ha generato proteste, rivolte e scioperi della fame nei centri di tutta Italia. L'ultimo a Milano, dove a marzo uno sciopero della fame dei detenuti si era protratto per cinque giorni.