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Teramo: indagine su pestaggi; magistrato chiede archiviazione
Fonte: Redattore Sociale, 31 marzo 2010
31 marzo 2010

Cinque mesi fa in una registrazione audio, pubblicata dal giornale on-line "la Città" il 2 novembre scorso, veniva riportato il dialogo tra agenti di polizia penitenziaria e il loro comandante, Giuseppe Luzi, sull'avvenuto pestaggio di un detenuto nel carcere di Teramo. Allora la notizia fece il giro del paese e scandalizzò l'opinione pubblica tanto che lo stesso ministro della Giustizia Angiolino Alfano chiese la sospensione del comandante. Oggi i giornali locali hanno riportato la notizia della richiesta di archiviazione sull'inchiesta ai danni di quattro agenti insieme al comandante, indagati per abuso, omissioni e lesioni. Tale richiesta è arrivata da colui che ha seguito l'indagine, il sostituto procuratore David Mancini, che però ha denunciato un'omertà carceraria che, di fatto, avrebbe impedito di raccogliere prove indispensabili per arrivare al processo. Il magistrato ha parlato di un silenzioso codice di comportamento carcerario in vigore tra i detenuti che ha imposto di non riferire alle autorità quello che succede in cella.

Nella registrazione incriminata si sentivano le voci di alcuni agenti che dicevano: "Non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?", dice uno, e l'altro: "Io non c'ero, non so nulla". Il tono di voce cresce: "Ma se lo sanno tutti?" Pochissimi secondi e poi parla il comandante, Giuseppe Luzi: "In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto". E ancora: "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto?".

Il testimone era Uzoma Emeka, morto purtroppo un mese dopo in carcere, stroncato da un tumore al cervello che nessuno ha diagnosticato. Così senza testimoni e con l'omertà degli altri detenuti, sono cadute le accuse agli agenti e allo stesso Luzi che sentito dal magistrato sulle registrazioni, ha ammesso i colloqui registrati, ma ha sostenuto che quelle frasi vanno interpretate in un contesto di forte tensione.

Nella richiesta di archiviazione il magistrato ha sostenuto che le dichiarazioni del comandante diano l'idea del clima di agitazione esistente in quei giorni e del fatto che egli sia intervenuto per evitare che la vicenda degenerasse. Ma sempre il pm ha sottolineato come tale affermazione contrasti quanto dichiarato dalla presunta vittima della violenze, l'unico ad essere ancora indagato per percosse ad un agente, che sostanzialmente ha negato tutto. E così anche gli altri agenti indagati hanno respinto ogni accusa, anche se, secondo Mancini, le contraddizioni evidenziate sia dagli agenti e sia da Luzi farebbero dubitare della veridicità delle loro versioni.