Oltre venti morti in dieci anni alle Sughere, con una media di due decessi l'anno. Suicidi, morti sospette, incidenti, anche un giovane che ha perso la vita dopo esser stato pestato dai compagni. Casi diversi tra loro, indagini in corso, situazioni che a distanza di anni ancora non trovano risposte certe, come il caso di Marcello Lonzi.
E poi una raffica di ulteriori problemi che turbano la serenità del carcere. Nove persone in 16 metri quadri, con letti a castello da tre piani. Detenuti costretti a dormire su un materasso per mancanza di letti, in tre in stanze pensate e costruite per una sola persona. Reclusi esasperati dalle pessime condizioni della struttura che diventano aggressivi e cercano il conflitto come forma di sfogo. La vita all'interno delle Sughere è sempre più dura. Lo è per chi vi lavora, lo è per chi deve scontare una pena.
Tutti episodi però che fanno riflettere: nella casa circondariale di via delle Macchie c'è un problema. Un problema che trae origine dal passato, ma che non è ancora stato risolto. Tanti i casi che, con regolarità, hanno fatto parlare della struttura detentiva cittadina a livello nazionale. In questi anni si sono susseguite visite dei provveditori del Dipartimento amministrazione penitenziaria e di esponenti politici.
Ma soprattutto si sono levate più volte le proteste della direzione e degli agenti della polizia penitenziaria, che non si sono mai stancati di chiedere più personale e di migliorare la struttura. La morte di Habib. L'ultimo decesso tra le mura della casa circondariale c'è stato mercoledì pomeriggio quando Habib Snoussi, tunisino di 30 anni, detenuto nel reparto transito, è stato trovato morto in cella, con la bomboletta del gas aperta accanto.
L'ipotesi più accreditata per la Procura è che il giovane abbia sniffato il gas dal fornellino in dotazione alle celle per riscaldare il caffè. Il sovraffollamento. Ha ormai raggiunto livelli di saturazione totale. I detenuti sono circa 430 a fronte dei 260-270 posti e gli agenti della polizia penitenziaria sono sempre meno: 200 sulla carta, 130 di fatto. L'eccessivo numero di ospiti fa sì che si creino situazioni di intolleranza e difficoltà enormi nella custodia.
E nei mesi scorsi non sono mancati episodi limite che fanno riflettere: la popolazione delle Sughere la scorsa estate ha raggiunto picchi di 470 persone, il che vuol dire quasi il doppio della regolare capienza. Un numero che ha costretto la gestione del carcere a utilizzare tutti i posti letto fino all'ultima branda tanto che per una notte un detenuto è stato costretto a dormire su un materasso per terra.
E non è tutto: oltre alle celle singole-doppie adattate a triple (che sono sugli 8-10 metri quadri), nel carcere ci sono delle mini camerate, grandi il doppio delle altre, in cui di solito vengono messi tre letti a castello, dove possono dormire sei persone. Solo che, nei momenti di emergenza - quando la popolazione del carcere lievita a dismisura - si è arrivati a trovare un escamotage per inserire altri tre letti: creare così dei castelli a tre piani. Con tutti i disagi che ne conseguono. Infatti è successo più di una volta che i detenuti siano caduti dal terzo piano procurandosi traumi e lesioni come lussazioni alla spalla e così via.
I detenuti diventano aggressivi. Vivere in queste condizioni non è facile e succede spesso che il nervosismo e la violenza prendano il sopravvento. Gli agenti hanno eliminato ogni oggetto potenzialmente contundente come lamette e cose metalliche, ma i detenuti riescono comunque a trovare arnesi potenzialmente pericolosi: in più occasioni sono stati sorpresi con pettini, aste degli occhiali e pietre limati ad hoc e rese appuntiti.
La protesta sindacale. Le sigle sindacali da sempre chiedono che più personale. La Uil sottolinea le crescenti difficoltà, specialmente in questo periodo in cui alle Sughere ci sono due cantieri per lavori di ampliamento: previsti 80 nuovi posti e la ristrutturazione della sala colloqui.
Oggi l'autopsia sul corpo di Habib
La Procura ha aperto un fascicolo sulla morte di Habib Snoussi. Il pubblico ministero Luca Masini, che sta seguendo il caso del decesso nella cella avvenuto mercoledì pomeriggio, ha richiesto l'autopsia sul corpo del trentenne tunisino. Scopo dell'inchiesta, svolta dagli agenti della sezione di polizia della Procura, è accertare le cause della morte e individuare eventuali responsabilità. A questo scopo mercoledì sera sono stati sequestrati la bomboletta e il fornello e sono stati ascoltati agenti penitenziari e detenuti.