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Giustizia: Sappe; nuovo suicidio a Rebibbia, intervenire subito
Fonte: Ansa, 26 febbraio 2010
26 febbraio 2010

"Abbiamo saputo da pochi minuti di un nuovo suicidio in carcere di un detenuto italiano Roberto Giuliani di 47 anni con fine pena nel 2017, nel reparto G11 di Roma Rebibbia. Si è impiccato nel bagno della cella con una cintura. Un altro che, a Siracusa, dopo essersi buttato dalla tromba delle scale del carcere dopo un colloquio, è in coma. Il fenomeno dei suicidi in carcere (dodici detenuti in questi primi giorni del 2010) ci preoccupa.

La carenza di personale di Polizia Penitenziaria e di educatori, di psicologi e di Personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani (oltre 66mila detenuti in carceri che ne potrebbero ospitare 43mila, con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi.

Anche il passaggio della sanità penitenziaria al servizio nazionale pubblico (ultimo atto del fu Governo Prodi, che peraltro venne assunto contro il parere di tutti gli operatori del settore) ha indubbiamente determinato problemi all'assistenza (anche psicologica) ai detenuti. E per colpa di queste scelte sbagliate, il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è spesso lasciato da solo a gestire all'interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Non si può e non si deve chiedere al Personale del Corpo di "accollarsi" la responsabilità di tracciare profili psicologici che possano eventualmente permettere di intuire l'eventuale rischio di autolesionismo da parte dei detenuti".

È quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria, in relazione ai recenti suicidi di detenuti avvenuti in alcune carceri italiane.

"A nostro avviso è assolutamente necessario dare attuazione alle previsioni contenute nel Piano carceri del Governo, potenziando maggiormente il ricorso all'area penale esterna e limitando la restrizione in carcere solo nei casi indispensabili e necessari. Una cosa è certa: se non fosse per la professionalità, l'attenzione, il senso del dovere dei poliziotti penitenziari le morti per suicidio in carcere sarebbero molte di più di quelle attuali.

I poliziotti e le poliziotte penitenziari italiani nel solo 2008 sono infatti intervenuti tempestivamente in carcere salvando la vita a ben 683 detenuti che hanno tentato di suicidarsi ed impedendo che i 4.928 atti di autolesionismo posti in essere da altrettanti ristretti potessero degenerare ed ulteriori avere gravi conseguenze. La Commissione dipartimentale per le Ricompense al Personale di Polizia Penitenziaria, presieduta dal Capo Dap Franco Ionta, ha deliberato - tra il 2008 ed il 2009 - la concessione di ben 45 encomi (alcuni anche solenni) e circa 300 lodi a diversi poliziotti penitenziari, molte dei quali - grazie a interventi tempestivi e fondamentali - hanno salvato la vita a detenuti che hanno tentato di ammazzarsi in cella!"