Mercoledì pomeriggio era stato arrestato dalla polizia per detenzione di droga ai fini di spaccio. In serata s'è sentito male ed è stato ricoverato in Chirurgia, poi ieri alle 15 è deceduto durante un'operazione all'intestino. Una morte su cui la magistratura dovrà fare chiarezza quella di Adel Ben Massoud, algerino di 57 anni, detenuto alle Sughere. La sua salma ora è sotto autorità giudiziaria e il magistrato oggi deciderà quando effettuare l'autopsia. Si tratta comunque di una persona con gravi problemi di salute.
In base a quanto appreso, dopo l'arresto per droga, il 57enne è stato ricoverato in ospedale perché s'è sentito male con forti dolori all'addome. Dalle Sughere perciò è stato accompagnato in pronto soccorso e poi ricoverato. Ieri mattina è stato quindi sottoposto a una serie di accertamenti; dopodiché, verso ora di pranzo, è stato portato in sala operatoria. Ed è lì che per una complicazione avrebbe avuto un infarto intestinale. Secondo i medici, si tratta di una persona diabetica, con problemi di cuore e anche e soprattutto di intestino. In pratica, durante l'operazione potrebbe essere partito un embolo dal cuore che ha ostruito le arterie all'altezza dell'intestino. Questa è comunque solo un'ipotesi clinica che l'esame autoptico dovrà confermare o smentire.
L'algerino era stato sorpreso in casa con altri due magrebini con quasi 21 grammi di cocaina. I tre erano stati arrestati mercoledì dalla sezione Narcotici della squadra mobile. In manette insieme a lui erano finiti Chedli Mzoughi, tunisino di 60 anni, e Aicha Houidi, tunisina 44enne. I tre abitavano in via Santo Stefano 12 con l'accusa di detenzione di 20 grammi di cocaina ai fini di spaccio, in concorso. Le segnalazioni erano arrivate da cittadini vicini di casa: movimenti sospetti e continuo viavai da un appartamento in via Santo Stefano.
Dopo giorni di appostamenti e osservazioni in centro nell'ambito di servizi antispaccio, gli agenti della narcotici mercoledì avevano deciso di fare irruzione in quella casa. Gli investigatori della mobile si erano nascosti all'interno dell'edificio per tenere sotto controllo l'appartamento che, in base agli accertamenti, sembrava il fulcro dello spaccio di droga. A un tratto, s'era aperta la porta e a quel punto i poliziotti avevano approfittato per infilarsi all'interno, bloccando tutte le persone presenti.
In cucina, c'erano Adel Massoud e Chedli Mzoughi. Ad aprire la porta invece era stata la donna, Aicha Houidi. Sul tavolo della cucina c'era un involucro di cellophane, con i 20.8 grammi di cocaina. Per la polizia, la droga sarebbe stata venduta in zona. In casa, inoltre, come emerso dalla perquisizione, c'erano vari pezzi di cellophane, secondo la polizia usati per il confezionamento delle dosi, telefoni cellulari, fogli manoscritti con nomi e cifre in lingua francese, ed altra documentazione che è stata sequestrata.
La polizia nel giubbotto di Mzoughi aveva anche trovato 1.800 euro in banconote da 50 euro ritenute provento dello spaccio. Altri 2.550 euro erano nella camera da letto di lei, insieme a un altro involucro contenente polvere del peso di 6.8 grammi, secondo la polizia utilizzata per tagliare lo stupefacente. Indagini anche sulla carta di identità di Mzoughi: apparentemente rilasciata dalle autorità francesi, aveva però un nome diverso. Lo stesso tunisino ha ammesso che era falsa e per questo è stato denunciato. Tutti e tre erano quindi stati arrestati e portati alle Sughere. Poi il malore dell'algerino.